SKETCHES

Perché disegnare è ancora il metodo migliore per imparare a osservare le meravilgie del cielo.

Gennaio 2014

INTRODUZIONE

Capita sovente di restare a bocca asciutta, specialmente in certe serate invernali dotate di grande trasparenza, quando il gigante Orione appare a portata di mano e pregustare una proficua nottata osservativa sembra ovvio.

Ma quando mettiamo l’occhio al telescopio ci accorgiamo che una microturbolenza fastidiosa impedisce qualsiasi velleità di ottenere un fuoco decente con ingrandimenti superiori ai 50/60x. Cosa fare, dunque? 

I più intransigenti osservatori smontano il tutto e tornano a casa, altri tentano invano di attendere che la serata migliori, continuando a cambiare soggetto e ingrandimento nella speranza che un miracolo immobilizzi l’aere e consenta loro di osservare in modo adeguato.

Ma c’è anche chi, con furbizia, può trarre giovamento da queste condizioni tutt’altro che ottimali. Si tratta di abbandonare l’osservazione classica e abbracciare quella, a basso ingrandimento, votata al disegno.

Perché se è vero che molti hanno provato a fissare con carta e matita le mutevoli nubi di Giove o qualche particolarità del suolo marziano, o ancora alcuni ammassi globulari e stelle doppie, in pochi si sono cimentati nel disegno dei campi stellari.

Sicuramente non possiamo pensare di tracciare su carta le centinaia di stelle che un telescopio di medie dimensioni individua a basso ingrandimento in piena Via Lattea, ma esistono molti ammassi aperti che sono favorevolmente osservabili a 40x circa e che sono composti da stelle di luminosità sufficiente ad essere ben distinte da quelle “di campo”.

La scintillanza del cielo, unita ai bassi ingrandimenti, risulta meno fastidiosa e aiuta la percezione delle cromie stellari.

La pratica del disegno su carta è inoltre estremamente istruttiva perché permette di normalizzare l’osservazione e apprezzare quanto il campo dell’oculare permette di cogliere. Porsi con calma a riprodurre (e per quanto riguarda le singole stelle non è richiesta alcuna attitudine particolare al disegno) ciò che vediamo richiede un tipo di attenzione e partecipazione alla visione che difficilmente si ottiene durante una sessione osservativa standard.

Il disegno obbliga ad una focalizzazione dei singoli elementi che deve essere estrapolata dalla visione ordinaria e poi riprodotta su carta. Questo semplice impegno si rivela estremamente utile in quanto ci obbliga ad essere realistici nell’opera di riproduzione e, di conseguenza, precisi. Nel farlo ci si accorge presto quanta informazione sia a portata di mano, informazione che solitamente tende a sfuggirci poiché interessati alla visione globale dell’immagine, e quanto sia anche divertente disegnarla. Dopo qualche minuto, man mano che i puntini sul disegno si aggiungono, appaiono evidenti immagini stellari deboli che ci sono sfuggite a prima vista ma che impongono di essere riportate a completamento dello schizzo.

Operare richiede ben poco materiale e un minimo di esperienza e metodo, più che altro per non rischiare di essere vinti dalle iniziali difficoltà di approccio.

Il minimo sindacale necessario è una biro e un foglio di carta ma, se desideriamo procedere in modo corretto e completo, potremo concederci il lusso di qualche euro di spesa (per una mezza vita di disegni bastano circa 25/30 euro...) per un blocco di carta da schizzo pesante, una serie di matite di buona fattura e differente durezza di mina (quelle da 2H a 6B sono più che sufficienti), un paio di gomme morbide, un pennellino, uno "sfumino", una "gomma pane" e un supporto rigido per il nostro foglio di carta (solitamente una cartellina rigida con pinza fermafogli è adattissima).

Conviene disegnare un cerchio con il compasso o con un bicchiere preventivamente all’osservazione e usarlo come maschera di campo.

Le tecniche di disegno si affinano e ognuno sviluppa quelle che più si adattano al proprio talento e/o gusto estetico, la sola cosa importante è che quanto si riproduce sia tendenzialmente veritiero e non ci si lasci cogliere da eccessivo estro (a meno che il nostro fine sia diverso dalla pura indagine osservativa). Tralascio quindi, almeno in questo articolo introduttivo, di illustrare metodologie e tecniche di disegno ma mi permetto comunque un paio di consigli generali.

Quando si disegna è utile “calcare poco”: meno si segna la carta e meglio è (sarà più facile cancellare e/o modificare i primi schizzi). E poiché stiamo parlando di riprodurre stelle possiamo limitarci, in prima stesura al telescopio, di segnare la posizione degli astri sul foglio accompagnando un numerino che ne identifichi la luminosità relativa al campo inquadrato (una scala da 1 a 4 è generalmente sufficiente) per poi disegnare, in post produzione, la dimensione del disco stellare corretta in base al valore accordatogli. Questo permette di essere più “veloci” in fase di “impostazione del disegno all’oculare” e di potere poi, con calma e alla luce, rifinire il lavoro.

Ultimo consiglio, sempre utile da ricordare, riguarda le annotazioni di genere. E’ bene, sia per dare maggiore validità al lavoro che per fornire a chi lo guarderà e a noi stessi nel corso del tempo i dati salienti, riportare le informazioni principali con cui il disegno è tratto. Tra questi, oltre all’orientamento del disegno stesso (punti cardinali principali), andrebbero trascritti ingrandimento, oculare utilizzato, strumento di “ripresa”, condizioni del cielo, data e orario e anche informazioni secondarie che dovessero risultare utili.

L’abitudine al disegno è simile a quella all’osservazione visuale semplice: più ci si esercita e più verosimili tendono ad essere i nostri lavori. 

L’interesse degli astrofili moderni agli sketches è moderatamente poco diffusa in questo momento storico in cui sono disponibili strumenti di ripresa estremamente performanti come le dslr o le moderne camere ccd, ma è utile ricordare che il disegno è storicamente stato un sistema molto diffuso per la riproduzione delle osservazioni telescopiche (basta ricordare i lavori di alcuni astronomi professionisti dei secoli scorsi) e può ancora oggi essere un validissimo compagno di divertimento. Non vanno poi sottovalutate le applicazioni informatiche oggi disponibili che consentono incredibili rielaborazioni digitali in grado di rendere immagini finite accattivanti e di sicuro impatto emozionale.

Lentamente, con il tempo compagno, proveremo a vederne esempi realizzativi, sperimentando personalmente ma anche cogliendo dai bravi sketchers (disegnatori) dei giorni nostri tecniche e indicazioni utili.

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