SOLE

Meno semplice di quanto si immagini. Anno 2015 e 2017

SINGLO SCATTO

Come per gli altri articoli trattati in questa sezione la opzione “singolo scatto” rappresenta la soluzione più facile, veloce e immediata per l’ottenimento delle immagini.

Quello che risulta difficile, sulla superficie solare, è però la corretta messa a fuoco (problema che avremo anche, in modo più marcato, nella ripresa di filmati) poiché l’autofocus dei telefonini tende a fare un po’ di confusione in mancanza di numerosi particolari “netti”. Le macchie solari, salvo elevati ingrandimenti, rappresentano infatti una piccolissima porzione della superficie solare che appare generalmente uniforme attraverso il sensore di ripresa anche se in visuale lo strumento usato mostra facilmente granulosità diffuse ed estese. Questi dettagli sono però a basso contrasto e non sono generalmente sufficienti a far sì che il sistema automatico di messa a fuoco li percepisca.

Il risultato è sovente un poco deludente e molto lontano da quanto osservabile all’oculare, sia che si lavori con un filtro a tutta apertura (vetro, Mylar, o Astrosolar) sia che si utilizzi un più performante e costo prisma di Herschel.

Nel mio caso ho raccolto soprattutto forti delusioni se comparo ciò che vede l’occhio con quello che riprende lo smartphone ma sono certo che altri, più capaci o tenaci, sapranno fare meglio di me.

Sopra una immagine ripresa con prisma di Herschel e proiezione su oculare Tiyoda 7x da microscopio (rifrattore 110/1100). Sotto una immagine tratta attraverso un Intes MK-63 150/1500 con filtro a tutta apertura in Astrosolar e oculare plossl da 10 millimetri. La seconda immagine è stata ottenuta con il telefonino sorretto a mano.

FILMATO E STACKING

La ripresa di filmati e il successivo stacking con ausilio di software dedicati permette, come del resto in altri casi, un miglioramento dei risultati finali. Anche in questo caso però il divario con ciò che è accessibile all’oculare resta importante per via della intrinseca difficoltà di messa a fuoco. Un filmato di un minuto (le prove effettuate sono limitate generalmente a questa durata) vede alcune variazioni del fuoco automatico che fanno riprendere allo smartphone immagini sempre poco nette e affilate. Anche aumentando molto l’ingrandimento e cercando di isolare il più possibile macchie di grandi dimensioni il rimbalzo dell’autofocus vanifica parzialmente l’opera. Per limitare l’effetto risulta necessario operare con strumenti a focale nativa generosa che permettono ingrandimenti molto elevati a costo però di perdita di definizione a causa del seeing diurno ballerino e dei moti convettivi interni allo strumento esposto alla calura diretta.

Sicuramente un vantaggio potrebbe derivare dalla ripresa nei mesi freddi invernali poiché in piena estate le condizioni sono terrificanti.

Quanto postato è il frutto di un piccolo lavoro effettuato con un rifrattore acromatico da 11 cm. aperto a f10 e coadiuvato da un prisma di Herschel da 2 pollici. Sono incoraggianti ma non sufficientemente appaganti a mio modo di vedere.

Poiché ritenevo poco significative le immagini ottenute durante la prima sessione, il pomeriggio del 2 Agosto 2015 mi sono ritagliato qualche altro scampolo per una nuova prova.

Ho usato ancora il rifrattore autocostruito da 110 millimetri a f10 accoppiato al prima di Herschel della Baader e ho ripreso con la proiezione di un oculare da 2,8 millimetri usando sia lo zoom digitale del telefono tarato su 1x che su 3x circa per concentrare attenzione e focalizzazione (per quanto possibile) su una singola macchia solare di accettabile estensione.

Durante la ripresa mi sono accorto che qualche superficie in vetro delle lenti dell’oculare appariva evidentemente molto sporca (più che altro polvere) con la conseguente proiezione di un disastro di maculae sul piano focale. Avrei potuto desistere, smontare il tutto e procedere ad una pulizia approfondita ma non avevo né il tempo né la voglia così mi sono accontentato di riprendere con la sporcizia (…)

Affinché l’immagine finale, e per tale intendo quella post processo di allineamento e stacking, fosse guadabile ho provveduto a rimuovere artificialmente con maschere sfuocate mirate le macchie senza ovviamente intaccare l’immagine dello spot solare.

Entrambe le immagini sono il risultato di una selezione piuttosto stringente avendo utilizzato il 5% dei frames (su un totale di circa 9000 ripresi per singolo filmato).

Ancora una volta ho dovuto piegarmi alla difficoltà di resa dello smartphone sulla superficie solare, dovuta soprattutto alla difficoltà di messa a fuoco e suo mantenimento (il sistema di autofocus continua a lavorare durante i filmati "impastrugnando" l'immagine). Quello che sarebbe immediato in una piccola CMOS dedicata (magari in bianco e nero) diventa un miraggio per il sistema di proiezione afocale che introduce eccessive limitazioni al contrasto generale quando i particolari (granulazione e ombreggiature) sono lievi e tendono ad amalgamarsi con il fondo.

Credo che affinando la tecnica si possa fare sicuramente meglio ma ritengo difficile eguagliare o solo avvicinarsi a quanto si ottiene con camere selezionate.

L’immagine sottostante è fortemente rovinata dallo sporco presente sul piano ottico che ha creato le macchie visibili un po’ ovunque. I dettagli sulla macchia sono però interessanti anche se molto lontani dall’optimum ottenibile. Si tratta di 360 frames su 7200 ripresi con il rifrattore acromatico da 11 cm. aperto a f10.

Il 3 Agosto 2015, a cavallo del mezzogiorno, ho provato una nuova ripresa del Sole usando questa volta un rifrattore Takahashi apocromatico da 10 cm. accoppiato a un oculare LE 7,5mm. con filtro astrologar frontale (un vecchio filtro piuttosto sporco e malconcio).

Ho eseguito sia un singolo scatto (o meglio una sequenza di dieci tra cui ho scelto il frame migliore) che un filmato di 90 secondi (circa 2100 frames) dal quale sono estratti solamente 210 frames per lo stacking finale.

Posto in sequenza entrambi i risultati affinché si possa valutare compiutamente la differente resa tra scatto singolo e breve filmato composto.

Sopra l'esito dello stacking di 210 frames su 2100 (video da 90 secondi circa su Samsung S4 in proiezione afocale di oculare da 7,5mm. su rifrattore Takahashi FC100N + filtro Astrosolar anteriore), sotto quello di un singolo scatto con modalità identiche al filmato (telescopio, oculare, filtro). Le immagini sono state riprese nell'arco di circa 5 minuti e possono quindi dirsi assolutamente confrontabili per condizioni di contorno.

Benché i risultati appiano ancora lontani dalla possibilità massima di risoluzione ci si sta lentamente avvicinando a valori quantomeno accettabili che possono fornire indacazioni morfologiche sulla evoluzione delle macchie solari interessanti se le riprese venissero perseguite giornalmente con costanza per un periodo sufficientemente lungo.

CON STRUMENTAZIONE MINIMA

Sempre in tema di Sole e stacking di filmati ripresi ho voluto anche veder cosa avrebbe permesso una strumentazione “MINIMA”. Ho così scelto di lavorare con un vecchio rifrattore 60/910 di marca Revue (tra l‘altro con ottiche non a posto durante le riprese) accoppiato ad un vecchio e sporco filtro in Astrosolar posto anteriormente all’obiettivo e tenuto a mano (...).

Purtroppo per motivi indipendenti dalla mia volontà ho potuto registrare solamente due filmati di prova (cortissimi inoltre) e poi dedicarmi ad altro. Le immagini sono quindi il frutto della proiezione di oculari da microscopio (un Tiyoda da 7x e uno da 15x) e filmati di 146 frames su 146 (per la versione FULL DISK) e di 36 frames su 730 per la versione “ingrandita”.

H-ALPHA: un Sole movimentato

Ho vinto una grande indecisione nel decidere di dedicare un po’ di spazio alla ripresa in H-Alpha in questa sezione del sito. In accordo con il criterio minimalista che segna (o dovrebbe farlo) gli articoli presenti avrei dovuto non affrontare il tema necessitando lo stesso strumentazione non base. Per quanto oggi relativamente diffusi, gli strumenti in grado di osservare la nostra stella nella riga H-Alpha (o in quella del Calcio o in altre ancora) restano non economici (si pensi che il piccolo PST costa oltre 700 euro) e non possono essere equiparati ad una dotazione entry level per gli astrofili anche perché solitamente vengono acquistati in seconda battuta da chi ha interesse particolare al Sole.

Possedendone però uno e avendo eseguito una modifica atta ad aumentarne le prestazioni all’insegna della economicità (si veda articolo relativo su questo sito) ho pensato che qualche riga e immagine dimostrativa non avrebbe potuto nuocere.

Ho dedicato alla ripresa in H-Alpha con telefonino solamente tentativi in “scatto singolo” e, salvo ripensamenti futuri, mi limito a presentare alcuni risultati iniziali in questo senso.

Va detto che le immagini riportate sono state ottenute attraverso uno strumento che del PST (Personal Scope Telescope prodotto dalla Coronado) ha solo l’elemento centrale e utilizza per obiettivo un rifrattore da 9 cm. con inserito filtro di rigetto ERF-D da 75 millimetri posto internamente al tubo ottico. Questo permette una maggiore risoluzione rispetto al prodotto standard Coronado anche se a scapito di un campo inquadrato estremamente ridotto e limitato dal blocking filter originale che è di diametro pari a miserrimi 5 millimetri.

Le immagini sono tutte tratte con lo smartphone sostenuto a mano e soffrono degli inevitabili disassamenti ottici resi ulteriormente deleteri dal piccolissimo cono di luce uscente dall’oculare.

Poiché il tempo è sempre poco e la memoria vacilla così sovente l’ordine latita va detto che le immagini in H-ALPHA che presento non sono le originali. Ho purtroppo perso i file a tutta risoluzione che furono ripresi e ho dovuto ripescare copie fotogrammi usando quelli che avevo pubblicato su Facebook. La risoluzione appare purtroppo inferiore e anche la nitidezza complessiva ne risente non poco rispetto al dato originario. Restano comunque indicativi delle potenzialità che, affinando la tecnica di ripresa, possono assurgere a ottimi livelli benché non paragonabili a quanto ottenibile con camere e filtri dedicati. Si tratta ovviamente di “singoli scatti”.

SINGLE SHOT IN PROIEZIONE

Nel pomeriggio del 19 febbraio 2017, coccolato da una temperatura quasi mite e un Sole poco velato, ho rispolverato il PST modificato e scattato un paio di immagini in H-ALPHA con lo smartphone HUAWEI P8 in proiezione di oculare.

CON MOLTO POCO...

Si fa qualcosa di buono anche con il minimo indispensabile ovviamente. Nell'immagine sotto riportata vediamo alcune grandi macchie riprese con un singolo scatto con un telefonino HUAWEI P8 tenuto a mano. Metodo afocale in proiezione di oculare su un rifrattore da 40 millimetri di diametro e 1 metro di focale!. L'utilizzo del prisma di herschel Lunt avrebbe potuto benissimo essere sotituito da un Astrosolar di piccolo diametro e pochi euro di costo con risultati analoghi. Macchie 2674 (grande) e 2673 (gruppo più piccolo).

CONCLUSIONI

Si può fare ma per ottenere risultati accettabili serve pazienza, lo strumento adatto e le condizioni migliori. Anche in questi casi però l’immagine (come del resto avviene anche per altri soggetti) non raggiunge quanto percepibile all’oculare, almeno con i miei mezzi, capacità, e tempo a disposizione. Voi però provateci e andate oltre perché la ripresa del Sole in afocale su smartphone è possibile e merita di essere perseguita e affinata.

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