NETTUNO

Lontanissimo e debole - Agosto 2015

INTRODUZIONE

Quando inquadriamo l'ultimo pianeta del sistema solare all'oculare del nostro telescopio (nel mio caso un rifrattore apocromatico Vixen ED130-SS) il piccolissimo disco planetario appare di un tenue “carta da zucchero” con una luminosità accettabile e una certa piacevole “presenza” scenica. I 172x offerti dall'oculare da 5 mm. Sono un po' pochi ma salire a 307 (oculare LE da 2,8mm.) diluisce eccessivamente la luce delle 7,8 magnitudini e dei 2,3 secondi d'arco sottesi dal pianeta.

Il problema, con uno strumento di modesto diametro, è tutto qui.

Se fotografare Urano è facile, con Nettuno i problemi si fanno seri poiché una differenza di 2 magnitudini tendono a far crollare alla soglia di visibilità il pianeta attraverso lo schermo dello smartphone.

La prima sera ho indugiato per oltre 30 minuti senza avere successo. All'oculare il pianeta è “lì”, bello, con lo smartphone scompare, letteralmente. La seconda sera ho trafficato per quasi un'ora ma alla fine il risultato è stato raggiunto.

SINGLO SCATTO

Per tentare una ripresa di questo tipo è assoluatemnte necessario avere un'ottica di ripresa di buon diametro. Il mio Vixen ED130-SS (usato per il primo test a quota 1800 metri sulle Alpi valdostane in una serata di luna piena e trasparenza eccellente del cielo, è strumento superlativo ma raccoglie appena appena la quantità di luce sufficiente per ottenere qualcosa. E' indispensabile che gli assi ottici siano coincidenti con possibili differenze molto limitate affinché la focalizzazione porti a una immagine registrabile.

Ho impiegato quasi un'ora (come dicevo in introduzione) a visualizzare sul display una insignificante traccia del pianeta. La focale di ripresa e' stata il risultante degli 860 mm. Del Vixen 130 allungati dall'oculare Takahashi LE 5mm. Oltre a questo ho dovuto ovviamente usare con cautela lo zoom 4x digitale concesso dal mio telefonino per avere un dischetto che fosse in qualche modo misurabile. Infine, dopo aver ottenuto l'immagine con un autoscatto con ritardo di 2 secondi a 800 ISO e un +2 di settaggio sulla luminosità di ripresa (ovvero i parametri massimi consentiti dal Samsung S4) ho “ritagliato l'immagine a circa il 50% ottenendo quindi un ulteriore ingrandimento di poco superiore a 2x.

L'immagine soffre di una leggera deformazione diagonale dovuta semplicemente al seeing che ha degradato il disco altrimenti perfettamente rotondo del pianeta. Può sembrare un difetto grave ma se si considera che stiamo parlando di un singolo scatto con uno smartphone possiamo sicuramente definire l'immagine un piccolo capolavoro e quasi un record.

FILMATO E STACKING

Filmare Nettuno non è impossibile (ma certo non agevole comunque) una volta che si è riusciti ad inquadrarlo. La mia personale difficoltà è stata causata dal pavimento in legno (un terrazzo) su cui era installato il telescopio. Ininfluente in osservazione del cielo profondo (la sera verteva sul confronto tra il Vixen ED130-SS e il binoscopio da 13 cm.) l'elasticità della struttura diventa deleteria in alta risoluzione. Ho quindi fatto "miracoli" per allineare e "stakkare" i frames e il risultato è stato molto aiutato non tanto dai wavelets di Registax (usati quasi nulla) quanto dai filtri di fotoritocco che hanno interessato però solamente i gradienti e le tonalità, illuminazione, contrasto, maschere sfuocate e un ovvio resize di alta percentuale. E' un risultato, quindi, "aiutato" (come del resto fanno tutti gli astroimager) che però, almeno a mio modo di vedere l'astronomia, è un po' "falsante".

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