TEC 160-FL

Dicembre 2014 - di Francesco Romano

PREMESSA

L’articolo proposto è la prima parte della recensione che l’amico Francesco Romano ha scritto sul suo bellissimo rifrattore TEC 160-FL. Va detto che, oggi, la fluorite cristallina è stata abbandonata da quasi tutti i produttori per motivi prettamente economici. La stessa Takahashi, che ha fatto del cristallo di fluorite il proprio cavallo di battaglia, ha rinunciato, quantomeno nei suoi rifrattori di classe intermedia da 5 e 6 pollici (TOA 130 e 150), ma anche in alcuni di quelli più piccoli (i vari TSA da 102 e 120 millimetri), al prezioso vetro cristallino per sposare ricette ottiche a tripletto votate più marcatamente alla fotografia a largo/medio campo e con costi più contenuti (nei limiti della fascia altissima di mercato che contraddistingue i prodotti “top level”).

Personalmente, benché reputi i rifrattori Takahashi dell’ultima generazione virtualmente perfetti dal punto di vista ottico, continuo a preferire loro i vecchi doppietti e tripletti alla fluorite e apprezzo che la TEC mantenga in listino prodotti similari.

Il best seller della casa di Golden resta il diffuso 140 millimetri con tripletto ED, strumento ben corretto ma dalla resa non coincidente con i miei personalissimi gusti, ma ritengo che il vero strumento di riferimento della produzione TEC amatoriale sia proprio il telescopio oggetto della presente review.

Dotato di ottiche di diametro e qualità adeguata ad essere uno strumento definitivo è ancora accettabilmente trasportabile e, benché caro, resta alla portata dell’astrofilo evoluto amante della perfezione ottica e disposto a "togliersi uno sfizio". (Premessa a cura di Paolo Casarini).

INTRODUZIONE

Nell’olimpo dei rifrattori apocromatici, un posto di primo piano spetta certamente ai rifrattori TEC (acronimo di Telescope Engineering Company), un nome ben noto agli appassionati di tutto il mondo per le eccellenti performance dei suoi telescopi. La TEC inizia la sua attività nel campo dell’ottica nel 1994 in Russia, occupandosi principalmente di ottiche professionali tra cui i famosi Maktusov Cassegrain  e Cassegrain puri. Alcuni da 1 metro sono installati sul monte Wilson ed un Cassegrain puro da 1,4 metri in Sud Africa. Nel 1998 la produzione si sposta a Golden in Colorado ove sotto la guida di Yuri Petrunin inizia la produzione di Maktusov da 6”, 8", e 10”, continuando nello stesso tempo a lavorare per osservatori professionali.

Agli inizi del nuovo millennio la produzione si incentra su rifrattori apocromatici e in particolare nel 2000 viene commercializzato un primo APO da 200 mm (TEC APO 200 FL) un tripletto con elemento centrale in fluorite cristallina naturale, seguito subito dopo dal modello ED (TEC APO 200 ED).

Nel 2002 la TEC inizia la produzione di rifrattori APO più piccoli, di cui il primo modello (TEC 140ED) da 140 mm a f/7, tripletto spaziato in olio con elemento centrale in  FPL-53, ancora oggi il più venduto, seguito dopo qualche anno dalla messa in produzione di modelli più grandi 160ED, 160FL ,180FL. Dal 2011 viene commercializzato il 110 mm alla fluorite naturale (TEC 110FL).

Ad oggi  (2014), la produzione di obiettivi apocromatici riguarda i modelli 110FL - 140 ED - 160FL, 180FL ed è stata annunciata la produzione di un 250 mm TEC APO 250VT un super APO da 49.000 $ che sarà forse assemblato in soli 50 esemplari.

In questi anni la TEC si è distinta per l’eccellente cura costruttiva dei suoi telescopi tipica delle realizzazioni artigianali più fini. Ciò ha reso alla casa prestigio tale da farla annoverare tra le grandi marche al pari di Takahasci, Zeiss ed  Astro-Physics

ASPETTO GENERALE

Il TEC 160  FL oggetto della recensione riporta  il seriale numero 38, ne sono entrato in possesso nel corso dell’anno 2011 dopo un’attesa di alcuni  mesi.

A prima vista si ha subito l’impressione di trovarsi di fronte ad un telescopio di livello qualitativo ben al di sopra dei comuni canoni realizzativi della produzione cinese, sebbene non abbia  la grazia e l’estetica di un Takahashi.  Il suo forte carattere trasmette un senso di robustezza e solidità così come è tradizione della produzione russa.

Ciò che colpisce è soprattutto  la sobrietà della meccanica  e la compattezza nonostante l’obbiettivo da 160 mm,  si ha l’impressione di  avere innanzi a sé un telescopio facilmente gestibile manualmente, difatti  con il paraluce retratto misura 98 cm con un peso di 11 Kg inferiore  ad un Smith Cassegrain  da 11”, tanto da essere sorretto agevolmente,  almeno per l’uso visuale, anche da una montatura di media portata quale una EQ6 o una CGEM. Ovviamente su una montatura più prestante sarà tutt’altra cosa. La focale risulta di 1120 mm con un rapporto focale f/7.

MECCANICA e OTTICA

L’intubazione in lega di alluminio di alta qualità realizzata dalla stessa TEC si presenta con una  verniciatura a polvere epossidica di un bianco panna a buccia d’arancia con un notevole spessore ed un’ottima resistenza ai graffi. Il paraluce è retraibile con un leggero e morbido movimento rotatorio, è annerito all’interno e sporge per 22 cm oltre l’obiettivo, valore non eccezionale ma sufficiente a garantire sufficiente protezione dalle luci parassite nella maggioranza dei casi. Continuando con i parametri fisici c'è da rilevare il diametro del tubo, pari a 163 mm., quello del paraluce (200 nmm.) e la lunghezza totale del tubo a paraluce spiegato è di 1200 mm. 

Sorreggono il tubo due anelli in lega di alluminio nero con spigoli arrotondati molto ben lavorati, sganciabili tramite clips in acciaio cromato. 

A limitare la diffusione della luce all’interno del tubo, che è ben annerito, pensano 4 diaframmi di varie altezze  posti a distanze disuguali.

Il focheggiatore con cui è equipaggiato l’esemplare in mio possesso (i nuovi tubi sono dotati di un focheggiatore realizzato dalla stessa TEC)  è  il mitico Feather Touch 3545 da 3,5 “ realizzato dalla Starlights Istruments appositamente costruito per i rifrattori TEC , da molti considerato il miglior focheggiatore esistente sul mercato. Lo stesso è realizzato in alluminio anodizzato scuro,  presenta un diametro interno di 95 mm, portaoculari  da 50,8 mm ed un movimento a pignone e cremagliera con una fluidità a dir poco eccezionale che è possibile controllare e regolare attraverso un’apposita frizione.

La corsa è di 115 cm segnata da una scala metrica incisa al laser. Il focheggiatore offre il movimento di riduzione micrometrica di 1:9 con la classica manopolina in colore oro, inoltre dispone  di un collare per la rotazione   intorno al suo asse longitudinale. La capacita di carico è indicata in 4,5 kg.

Il cuore pulsante dello strumento è  il suo obiettivo da 160 mm, un tripletto spaziato in olio che prevede quindi solo due superfici aria/vetro. L’elemento centrale in fluorite di calcio naturale garantisce una maggiore correzione cromatica rispetto a un obiettivo di pari apertura e focale con vetri meno pregiati per via di una migliore trasparenza e scattering più limitato. Ciò ha permesso di ridurre il rapporto focale rispetto allo stesso modello da 160 con elemento centrale in vetro ED (TEC 160ED), con benefici nell’uso fotografico e una riduzione di dimensioni e pesi a vantaggio della fruibilità.

L’obiettivo, cementato, è posto in cella di alluminio pre-collimato in fabbrica come è ovvio che sia per tale classe di strumenti.

La casa garantisce una Strehl Ratio variabile da 0.91 a 0,99 (giallo verde) a seconda delle lunghezze d’onda di riferimento e garantisce i suoi obiettivi per oltre 30 anni contro la fuoriuscita di olio.

Il trattamento antiriflesso è a cinque strati e solo da una visione laterale l’ottica si presenta con una dominante tendente leggermente all’azzurrino mentre la visione frontale permette di osservare la trasparenza e la purezza del vetro.

STAR TEST

Ho effettuato lo star test  varie volte anche perché risulta un piacere osservare la perfezione dei  pattern delle due figure di diffrazione. L’ultimo che ho effettuato in occasione di questa recensione risale al novembre 2014 ove in una serata con un seeing non eccellente e  discreta trasparenza ho trascritto le mie impressioni  sfocando la stella Vega :

La figura di diffrazione extrafocale a 400 X con oculare Takahashi serie HI LE 2.8 appare  con anelli netti incisi e ben definiti, visibili fino alla parte centrale, la colorazione non presenta alcuna dominante spuria, gli anelli appaiono geometricamente perfetti con eguale spaziatura, nulla la luce diffusa oltre l’ultimo anello e alcun segno di rinforzo. 

Il pattern intrafocale con lo stesso ingrandimento mostra una figura di diffrazione geometricamente simile alla precedente, l’unica differenza è una leggerissima ma sottolineo leggerissima dominante più calda e una minore definizione della parte centrale della figura, verosimile segno di sferocromatismo introdotto da un minimo residuo di sottocorrezione dell’aberrazione sferica, (a dire il vero sono stato più che severo a trovare questi piccoli difetti se mi è consentito di definirli tali). Come per la figura precedente non noto rinforzi e luce diffusa . 

Il punto di fuoco è perfettamente definito senza alcuna incertezza, Vega non mostra alcun segno di cromatismo, neanche un accenno,(lo stesso l’ho verificato su Venere di giorno, soggetto ben più ostico, ottenendo il medesimo risultato). Il disco di Airy si presenta piccolo geometricamente perfetto, così come il primo sottile anello di diffrazione. A tratti noto il secondo ancora più elusivo ma disturbato dalla turbolenza atmosferica .

Pur se il diametro relativamente generoso per la categoria di strumento trattato, potrebbe farlo considerare un telescopio utilizzabile in ogni campo applicativo, quindi anche in numerosi oggetti del profondo cielo, mi sento di affermare che Il suo naturale campo di applicazione è l'alta risoluzione sia planetaria che  stelle doppie .

Ovviamente lo strumento gode anche di una spiccata propensione verso l’utilizzo fotografico, pur non essendo un vero e proprio astrografo. Nel  listino TEC è altresì  presente  uno spianatore  dedicato che permette di utilizzare CCD di grande formato (questo aspetto sarà trattato in una prossima revisione)

OSSERVAZIONI: ALTA RISOLUZIONE

Tempo fa in una sessione osservativa ho trascritto le mie impressioni su un Giove all'opposizione in una serata con una eccezionale calma atmosferica, ove posi tra l’altro a confronto il rifrattore con un C 9,25, riporto integralmente quanto osservato tralasciando la parte comparativa.


Novembre 2011
Le condizioni ambientali : 
Temperatura 9 gradi °C
Vento 0 km/h
Umidità 90% 
Trasparenza non ottimale

Prima di iniziare per avere il dato fondamentale su cui ragionare in termini di prestazioni, determino la qualità del seeing con la scala di Pickering,  a 160x (oculare 7mm.) punto una stella di seconda magnitudine, l'immagine a fuoco è stabile e intravedo il primo anello di diffrazione fisso e senza interruzioni solo a tratti circa ogni 10 - 15 secondo si interrompe per ricomporsi quasi subito, confrontando con la scala Pickering  dovrei avere un seeing di circa 8/10. 


Ore 21.45
per la prova utilizzo l' oculare Pentax XW 3.5 ottengo con esso 320x. Avrei a disposizione anche alcune serie di ortoscopici ma personalmente per questioni legate alla mia vista, preferisco i Pentax soprattutto per la loro generosa estrazione pupillare. 

Emisfero Nord: 
In tale emisfero si nota subito la NEB molto frastagliata con due grossi ovali rossi circondati da aree chiare che si inseriscono nella stessa NEB contribuendo a darle un aspetto molto frastagliato. La banda temperata settentrionale è appena al di sopra della NEB separata da una zona chiara ma è molto più evanescente. Nonostante ciò riesco a carpire particolari, dalla NEB inclinata di oltre 45 gradi rispetto al piano equatoriale si intravedono diversi festoni, l'immagine è ricchissima  di dettagli, quasi non credo ai mie occhi...

Nella regione polare non riesco a vedere grandissime cose ma la stessa è identificabile per un diverso colore rispetto alla banda sottostante.

 

Emisfero Sud :
Nell’emisfero Sud la grande macchia la fa da padrona catturando l’attenzione sui vortici e le turbolenze poste ai suoi estremi occidentali ed orientali ne risolvo almeno 3, un altro vortice più allungato lungo l’asse Nord Sud segue il profilo settentrionale della GMR, noto che la SEB dipartendosi dalla grande macchia si lascia all’interno di essa aree chiare che si vanno assottigliando verso la parte orientale del disco. 
In tale emisfero sono molto evidenti la BTM e BTSS dove noto, ma a tratti, almeno tre ovali e sottili striature parallele all’equatore.
Quasi nessun dettaglio nella regione polare. 
Mi godo lo spettacolo per circa 25 - 30 minuti. A questo punto inserisco la Powermate 2x ed oculare 5mm. stiamo a 448x immagine ancora godibile ma mi perdo qualcosa. 

 
In conclusione mi sento di affermare di aver visto il miglior Giove nella mia trentennale esperienza osservativa, anche superiore ad aperture ben più generose, possiedo infatti un C14 HD con il quale non ho mai avuto una simile godibilità dell'immagine anche se devo dire che diverse volte ha offerto più particolari del TEC ma con un livello di incisione nettamente inferiore. 

Il disegno qui sotto, senza pretese fatto con una semplice biro, mostra i particolari che ho rilevato:

Il TEC 160FL mi ha regalato decine di performance eccellenti sui pianeti, ma di quella sera  ricordo, le increspature incise e nette, nitidezza e contrasto al massimo livello, dettagli scolpiti. Forse il ricordo più indelebile è la visione tridimensionale del disco planetario, quest'ultima  dovuta alla capacita dello strumento di far scorgere particolari anche verso le zone periferiche del disco. 

Il rifrattore  ha prodotte su Saturno altre indimenticabili immagini, paragonabili a vere e proprie cartoline. Altro campo osservativo ove lo strumento eccelle sono ovviasmente i sistemi stellari doppi e la Luna.

 

Lambda Cygni

Test quasi d’obbligo per la classe dello strumento, le due componenti di magnitudine 4.6 e 6.3 separate da 0.9” (in realtà è un sistema quadruplo, (l’osservazione  ovviamente si riferisce  alla coppia AB STT 413 AB, la componente A è a sua volta doppia ma con una compagna a 0.1”). Mi corre in aiuto una discreta calma atmosferica, nonostante ciò a 640x l’immagine purtroppo  non è delle migliori, avrei avuto bisogno di un seeing ancora migliore, ma riesco comunque a separarle sebbene con qualche difficoltà. Per il colore, tonalità più calda per la prima, direi giallo, tonalità più fredda la seconda ma probabilmente il mio giudizio è condizionato da ricordi di passate osservazioni.

 

Epsilon Lyrae

Tanto per rilassarmi dopo le “fatiche”  di Lambda Cygni, punto la famosissima "Doppia-doppia", STF 2382 AB separate da 2.3" e STF 2383 CD separate da 2.4” a 320x. Visibile chiaramente il primo disco di diffrazione che ondeggia per l’aumentata turbolenza atmosferica, le due componenti presentano pressappoco  lo stesso colore.

 

Albireo

Anche questa doppia non poteva mancare. E’ commovente. Quello che colpisce è la saturazione dei colori, a 112x è uno spettacolo capace di far restare a bocca aperta anche i profani. A rendere piacevole l’immagine contribuiscono i 70° del Pentax XW che ingloba nel campo una miriade di altre stelline, il fondo cielo nonostante la pessima qualità, si mostra stranamente di un blu cupo che esalta l’arancione e il bianco/azzurro delle due componenti. 

 

Pi Aquilae 

Doppia composta dalla componente A di magnitudine 6.3 mentre la componente B di magnitudine 6.7 separate da 1.5”. Separo con ingrandimento di 640x, entrambe di colore bianco. 

 

Sigma Cassiopea 

Primaria di magnitudine 4.9, secondaria  di magnitudine 7.2 separazione 3.2” con ingrandimento 640x separo abbastanza agevolmente, il colore lo definirei azzurro per entrambe. 

 

Luna 

Purtroppo il seeing della serata non permette ingrandimenti elevati, lungo i bordi non si riscontra alcuna traccia di cromatismo, con il binoculare  Zeiss, correttore di tiraggio 1.8x da 2" ed oculari da 20 mm è come sorvolare il nostro satellite, stiamo a 100x e la visone è talmente appagante che si resta per minuti senza distogliere lo sguardo dagli oculari tanti sono i dettagli che si scorgono sul terminatore nonostante l’ingrandimento basso. L'incisione e la nitidezza è tale che si rimane letteralmente estasiati. 

Per dare un termine prestazionale oggettivo vado su Plato a 320x, conto cinque sei craterini, la rima all'interno della Valle Alpes al limite della visibilità. La stessa rima in condizioni di seeing migliore è stata più volte osservata.

PRIME CONSIDERAZIONI GENERALI

Le caratteristiche dello strumento si collocano al top di gamma per la categoria a cui appartiene, al pari del Takahashi TOA 150, degli LZOS con le varie intubazioni tra cui Officina Stellare e ovviamente l’Astro-Physics 160 EDF .

Il prezzo di listino attuale (2014) del TEC si attesta intorno ai 15.900 euro senza accessori quali anelli, barra, cercatore e spianatore dedicato. I suoi competitor con qualche centimetro in meno sono venduti ad un prezzo sensibilmente inferiore. Ad esempio il prezzo di listino del TOA 150 è di  11.300 euro, l’Hiper Apo 152 di Officina Stellare si attesta sui 10.000 euro, un discorso a parte merita Astro-Physics 160  EDF per il quale appare un impresa al limite dell’impossibile entrare in possesso di un esemplare. A questi vanno aggiunti altri strumenti meno diffusi ma comunque di gran pregiocome lo StellarVue 160-SV (prezzo sugli 11.000 dollari)

La sensibile differenza di prezzo tra i pari classe, la attribuirei all’utilizzo da parte di TEC dell’elemento centrale in fluorite naturale. Infatti, tale utilizzo comporta un notevole dispendio di risorse per la lavorazione di questo cristallo, che ovviamente va a gravare sul prezzo finale. 

Il carattere e la vocazione dello strumento come si è visto è senza dubbio legata all'alta risoluzione, oltre che alla fotografia pur non essendo un astrografo nel senso stretto del termine, debbo dire che lo strumento non disdegna un certo tipo di deep, come vedremo in un prossimo aggiornamento.

Per gli amanti del genere, sicuramente è da considerarsi un telescopio definitivo, uno strumento capace di regalare emozioni su emozioni ogni volta  che si utilizza, che darà piena soddisfazione in ogni condizione e su ogni soggetto. 

Destinato all’astrofilo evoluto che sappia apprezzare la purezza dell’immagine e la trasparenza restituita dalla fluorite naturale, ma soprattutto  sia consapevole di strapagare con moneta le differenze  prestazionali rispetto ad uno strumento commerciale.   

Come in ogni prova non possono mancare i pro ed i contro, tra gli elementi a favore : 

  1. prestazioni superlative sia ottiche che meccaniche;
  2. ottima la  trasportabilità per la classe dello strumento (solo 98 cm ed 11 Kg di peso);
  3. buona fruibilità quasi in ogni condizione di seeing;
  4. il diametro consente un buon utilizzo anche per svariati oggetti del cielo profondo. 

tra gli elementi a sfavore :

  1. prezzo elevato .

 

Nei prossimi aggiornamenti  :

  • La prova sul cielo : ancora la Luna, Saturno 2015;
  • La prova sul cielo : cielo profondo;
  • Fotografia

I competitor diretti del TEC 160. Da sinistra: Officina Stellare Hiper Apo 152 -

Takahashi TOA 150 - Astro Physics 160 EDF - StellarVue SV-160

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