KENKO COMPACT SCOPE 250

Ottobre 2018

INTRODUZIONE

Il Kenko Compact Scope nasce negli anni ’90 come strumento portatile da "borsetta".

L’idea era quella di fornire, in una valigetta completa “aereotrasportabile”, uno strumento veloce e completo per osservazioni itineranti ed eclissi: leggero e piccolo ma dotato di tutto quello che serve per osservare il cielo (o i panorami terrestri).

Ne esistono due versioni, differenziate esclusivamente dalla lunghezza focale nativa. Il Compact Scope 310 (60mm. di apertura e 310 mm. di focale), non diffusissimo ma con un po’ di pazienza recuperabile (ma più raro del suo quasi gemello Pentax J60c nero), e il 250 (60mm. di apertura e 250 mm. di focale), molto più raro tanto che perfino in Giappone le informazioni sono poche e scarsi gli astrofili che ne posseggono uno.

Quando mi è capitata l’occasione di un "250" non quindi tergiversato un minuto e l’ho acquistato direttamente senza pensarci anche perché volevo destinare un cercatore di “lusso” al mio amato VISAC 200L Vixen che è dotato di un piggy back originale che sembra fatto apposta per ospitare il piccolo Keno.

DESCRIZIONE

Lo strumento arriva in una valigetta di materiale plastico morbido contenente un involucro in polistirolo sagomato che contiene lo strumento, un mini-cavalletto da tavolo a testa fluida, alcuni raccordi, il cercatore del telescopio, tre oculari da 20, 12,5 e 6 mm., il diagonale a 90°, e una barlow da 1,5x acromatica.

Tutti gli accessori sono standard 24,5 mm. ma possono anche essere sostituiti con quelli da 31,8 con un adattatore passo Vixen sul canotto del focheggiatore.

Quest’ultimo è del tipo elicoidale non rotativo, una chicca “fotografica”, con estensione di poco più di 3 cm. e caratterizzato da una fluidità ottima.

Nessuna parte dello strumento, se non i tappi copri ottica e il barilotto del cercatore (un 6x30 classico con crociccio semplice), sono in plastica ma tutto è in metallo, meravigliosamente verniciato e annerito all’interno.

Lo strumento che mi è giunto dal Giappone appariva, all’apertura e ispezione, pari al nuovo (forse non è nemmeno mai stato usato) con la sola eccezione dell’oculare Kellner da 20mm che aveva un po’ di umidità interna che ne opacizzava parzialmente l’ottica.

Persino l’interno della valigetta in polistirolo sagomato non presentava ammaloramenti se non qualche piccolo “pallino di polistirolo” volante,

La livrea del Kenko, di uno strano e piacevolissimo verde spento, è infine molto bella e la sensazione è quella di avere per le mani un piccolo Takahashi tanta è la cura di assemblaggio e costruttiva.

L’intero set-up, valigetta compresa, pesa 2600 grammi (di cui 840 per il solo telescopio con cercatore) e ha dimensioni di 41x35,11 cm.

Il Kenko il cui cuore è il doppietto da 6 cm. cementato, è giunto in un giorno di pioggia e quindi ha richiesto di attendere per poter essere posto sotto le stelle.

STAR TEST E PRESTAZIONI VISUALI

Il test è avvenuto in una notte di metà ottobre da Milano, con umidità molto elevata e scarsa trasparenza (un classico delle notti autunnali padane).

Per avere certezza di non inficiare i risultati ho usato il treno ottico migliore possibile nella mia disponibilità e nel formato da 0,965”, ossia la serie Takahashi MC ORTHO con il suo diagonale prismatico dedicato.

Ho puntato la stella Vega cominciando con l’oculare da 25mm per terminare con quello da 4mm. passando dalle focali intermedie (18-12,5-9-7-5).

Data la focale nativa del Kenko Compact 250 un 25mm. offre 10x (ingrandimento paragonabile con quello di un cercatore 9x60) mentre il 4mm. consente poco più di 62x.

Lo star test evidenzia una accettabile collimazione, sebbene non perfetta (ma a questi ingrandimenti il "perfettibile" non pone problemi eccessivi), e una cromatica residua ben visibile che colora in modo diverso e ben marcato le immagini di intra ed extra focale. Appare anche un pochino di aberrazione sferica (assolutamente logica in un doppietto fraunhofer così aperto), ma si consideri che i test sono stati condotti forzando la logica di utilizzo dello strumento che è stato da me trattato come se fosse un rifrattore tradizionale e non uno “spotting scope”.

Il risultato, comunque in linea con le aspettative, è che il potere massimo raggiungibile con l’oculare da 4mm. appare appena oltre la gestibilità dell’obiettivo.

A questo proposito ritengo molto corretta la scelta delle focali degli oculari in dotazione: due Kellner da 20 e 12,5mm. e un SR da 6mm. (che ha però un campo molto ridotto e stimabile sui 30° apparenti).

Cambiando il treno ottico tra i ricercatissimi OR Takahashi MC e i più proletari Kellner e SR non ho notato significativi decadimenti delle immagini stellari e questo per via ritengo dell’ottica principale che lavora grossomodo a regime indipendentemente dalla qualità degli oculari. Detto questo ho trovato che i Kellenr e il SR in dotazione lavorino molto bene e siano più che adeguati allo spirito dello strumento.

Ho provato alcune “doppie” classiche: Albireo, la Epsilon Lyrae, Sheliak, comode nel cielo e poste quasi allo zenit.

A differenza di quanto si potrebbe ottenere con un cercatore 9x60 ho potuto godere della loro essenza tanto che Albireo e Sheliak si mostravano bene con le loro colorazioni classiche (benché vi fosse un po' di sfrangiatura cromatica) e la possibilità di salire moderatamente con gli ingrandimenti. La “doppia doppia” non mi ha invece mostrato separate le due coppie per cui avrei avuto bisogno di poteri maggiori anche se a 62x si intuiva la loro duplicità ma ero al limite della fruibilità dell'immagine.

L’utilizzo del focheggiatore si è distinto per fluidità ed estrema comodità e anche la sua escursione è apparsa perfettamente in grado di gestire le varie focali di oculare permettendo di spaziare, ad ogni potere, e valutare bene le immagini di intra ed extra focale.

 

Foto nel riquadro: il mio adorato "vecchio padre Anchise" esegue un test osservando in diurna gli aghi degli abeti del giardino.

LUNA

L’obiettivo, composto da un doppietto cementato, comporta delle ovvie limitazioni all’uso in alta risoluzione tanto che, come già descritto a riguardo dell’osservazione stellare, ritengo sia poco proficuo salire oltre i 40x.

La Luna non fa eccezione anche se per sua intrinseca natura offre uno spettacolo “agreable” anche in strumenti nati per altre applicazioni.

Osservarla a poco più di 10 ingrandimenti ricorda molto la visione attraverso un binocolo da 10x50 millimetri ma è anche possibile spingersi un po’ oltre. L’oculare da 12,5mm. (potere di circa 20x) sembra quello più adatto: la scala dell’immagine è già interessante e le aberrazioni cromatiche e geometriche non ancora invasive.

Ho osservato il nostro satellite naturale in una sera di primo quarto riuscendo a cogliere bene la differente cromia dei mari principali e seguendo con interesse il terminatore e i suoi molteplici crateri.

Poteri nell’ordine di quelli citati (anche salendo a 40x non cambia poi molto), relegano l’osservazione ad un approccio naturalistico e romantico che non permette ovviamente studi particolari. E’ stato però molto bello seguire alcune stelle prossime al lembo lunare, per via dell’ampio campo inquadrato, o accostare la cima degli alberi alla silhouette del nostro satellite apprezzando così il confronto tra le misure celesti e quelle terrestri.

Bello infine impiegare il Kenko come cercatore (fine del suo acquisto) del Vixen VISAC 200L. Grazie alla generosa apertura di 60 millimetri e alla visione con prisma a 90° risulta infatti molto agevole inquadrare gli astri principali anche in mancanza di una montatura goto ben allineata.

CONCLUSIONI

Un cercatore 9x60 angolato costa sul mercato tra i 150 e i 180 euro e offre potenzialità inferiori a quelle del Kenko Compact Scope 250. Tralasciando la qualità meccanica, i cercatori citati pur con la possibilità di sostituire l’oculare non offrono qualità ottica superiore. Il loro corredo è poi abissalmente scarno. Nascono “nudi e crudi” e dotati solamente di un oculare. Il Kenko Compact Scope 250 offre una enormità di accessori, prolunghe (anche per uso fotografico), un cercatore 6x30 regolabile, un cavalletto tutto sommato usabile, una barlow 1,5x e una serie di tre oculari che sono in grado di coprire in modo adeguato il range di ingrandimenti sfruttabili (dai 12,5x ai 41x).

Il Kenko Compact Scope 250 appare quindi superiore ai grossi cercatori moderni, oltre ad essere dotato di una valigetta “all in one”, benché le sue ottiche abbiano limiti che lo relegano ad un utilizzo simile a quello dei moderni competitor.

Il suo valore sul mercato dell’usato è valutabile in circa 130/150 euro, giustificato anche dalla sua difficilissima reperibilità e da una livrea molto accattivante.

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