GEOPTIK NEWTON 200/1200

Anno 2013 (l'articolo si riferisce ad esperienze precedenti...)

Ho avuto il piacere di conoscere, tempo fa, un astrofilo entusiasta. Mi aveva contattato per acquistare il mio rifrattore da 150 mm. a f12 autorealizzato con ottiche D&G. Una ottica di buon livello, intubata bene e rifinita con accettabile cura. A parziale conguaglio del valore dello strumento mi propose di ritirare due newtoniani che, con l’arrivo del D&G custom, non avrebbe più avuto modo e tempo di usare. Un newton da 20 cm. con ottiche Zen e focale di 600 mm. e un “particolare” Geoptik da 20 cm. e focale 1200. Lo strumento non era marchiato, ma era chiaramente un Geoptik (colore, tipologia del tubo, spider, etc..). Era corredato di un certificato ottico davvero lusinghiero che riportava un valore di PtV superiore a 1/14 di lambda. Si trattava, in sintesi, di un esemplare pre-serie (forse unico) utilizzato per dimostrazione e quindi dotato di ottiche particolarmente curate. 

Si deve sapere che, per anni, ho cercato sul mercato italiano un newton simile prodotto da Takahashi, il leggendario MT200 che, stando alla fama conquistata presso i pochi possessori in giro per il mondo, dovrebbe essere strumento di prestazioni planetarie eccellenti.

Ho così sperato, anche senza la livrea, cura costruttiva, e ottiche giapponesi che il novello newton potesse essere strumento di levatura simile e così l’ho testato in diverse condizioni di seeing.

Innanzitutto va detto che, rispetto ai pari diametri di stampo cinese, i prodotti Geoptik costano molto di più. In parte questo è dovuto a maggiore attenzione nella scelta delle ottiche, in parte alla produzione di nicchia, in parte a materiali più pesanti, in parte a non so bene nemmeno io cosa… Comunque sia, l’azienda della “stella rossa” si è costruita, soprattutto con una serie di accessori ben realizzati, fama di produttore di buon livello.

Il Geoptik 200/1200 su una ALTER D6. Lo strumento in parallelo è un superbo

rifrattore Pentax 105-SD

Il focheggiatore, molto fluido, è un cryford classico poco propenso a reggere carichi eccedenti un semplice oculare senza palesare slittamenti ma tendenzialmente esente da flessioni e giochi. Le lamiere impiegate per la realizzazione del tubo sono più spesse di quelle normalmente usate per strumenti “consumer” e lo spider del secondario è ben realizzato, così come la cella da esso sostenuta.

La cella del primario, pur dotata di regolazioni funzionanti (cosa non del tutto scontata invece nei newton cinesi), appare semplicistica e molto economica con molle eccessivamente dure e un sistema di tenuta dello specchio primario che, se non regolato al meglio, tende a causare tensionamenti.

Primario e secondario, come da test ottico, appaiono molto ben lavorati e la prova sul campo ha parzialmente confermato questa premessa.

Lo star test mostra immagini intra ed extra focale pulite con una invadenza limitata dello spider e una parziale ombra del canotto del focheggiatore (meno pronunciata che su newton più aperti per via della maggiore estrazione di fuoco). Però, nonostante i molti tentativi di collimazione e regolazione delle celle di primario e secondario, anche un lieve astigmatismo che temo possa essere dovuto a un non perfetto centraggio degli assi ottici. La cosa, francamente molto limitata, ritengo non si ripercuota in modo determinante sulle prestazioni finali tanto che l’immagine di una stella a fuoco è ben focalizzata e non mostra segni di ribattitura sul primo anello di diffrazione nemmeno ad ingrandimenti medio alti.

Nonostante questo le prestazioni in alta risoluzione sono buone ma non strabilianti. Lo strumento regge bene poteri nell’ordine dei 240x ma oltre, specialmente su soggetti a basso contrasto come Giove, risulta quasi inutile andare. I particolari non aumentano e l’incisione diminuisce.

il report del test ottico

Ho effettuato anche un confronto con il mio “ex” Celestron Ultima 8” P.E.C. che ha visto sostanzialmente un pareggio prestazionale su Giove e un certo vantaggio, a favore del newton, su sistemi multipli sbilanciati, credo sostanzialmente per via della minore ostruzione e della presenza dei baffi di diffrazione che diluiscono un poco la luminosità della stella primaria. Più facile, rispetto all’ottimo ottimo S-C da 20 cm., la percezione del disco di airy che appare più pulito e meno annegato tra tanti anelli di diffrazione tremolanti (immagine tipica degli S-C).

Devo però dire che, sugli stessi soggetti (stelle doppie e Giove), un rifrattore da osservatorio degli anni ’60 da 15 cm. e 2250 mm. di focale (il mio Fecker) offre prestazioni ben più elevate e il confronto (nonostante un filo di aberrazione cromatica) è del tutto impari.

Anche il maksutov-newton MN-78 (con diametro inferiore di 20 mm.) appare più performante e regge agevolmente ingrandimenti superiori.

Al di la di prestazioni lievemente meno esaltanti di quelle attese trovo che il vero difetto di questi strumenti in configurazione newtoniana sia la loro terribile scomodità di utilizzo quando installati su montature equatoriali alla tedesca. Sarebbe opportuno disporre di anelli rotanti con sistema fluido, accessorio che però costa ben oltre quanto richiesto all’acquisto dello strumento che deve equipaggiare e a cui quindi si tende a rinunciare.

Alcuni astrofili, specialmente quelli non giovanissimi, amano la configurazione newton e la ritengono, non del tutto a torto, estremamente prestazionale se ben realizzata. Io trovo che, a fronte di buone prestazioni generali e di una non trascurabile possibilità di intervento sulla meccanica da parte di astrofili evoluti, l’ottimizzazione di un newton sia non facile e che sia un errore pensare che, data la semplicità concettuale di questo schema ottico, anche meccaniche leggere e semplificate bastino a garantire l’optimum delle performances.

Non sono quasi mai riuscito a osservare in un newton che fosse “davvero” a posto, nonostante abbia avuto l’occasione di usare strumenti blasonati, strumenti molto grandi e da ”osservatorio”, e anche realizzazioni auto-costruite e spacciate come iper-performanti.

Il solo newton che mi ha convinto, apertura a parte, è stato il JMI 18” che è riuscito, in una sera di raro seeing, a regalarmi una visione di Giove memorabile.

Detto questo ritengo che il newton Geoptik oggetto di questa mini-review sia un buon strumento e che il suo costo sia allineato con quello che offre, anche se la tenuta del valore sul mercato dell’usato è piuttosto scarsa. Ho solo il rimpianto di non aver mai usato un MT-200 oppure un KASAI NERO di pari apertura per capire quanta differenza tali strumenti siano in grado di imporre.

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