CASSEGRAIN 150 F20 PLANETARY

Sono sempre stato affascinato dai cassegrain classici. Lunghe focali, applicazioni visuali, relativa semplicità di costruzione, ostruzione finale contenuta, fuoco posteriore. Tutti elementi che rieccheggiano un tipo di astronomia un poco "vintage", per la quale ho inclinazione particolare. Il progetto in questa pagina è nato per caso, come sovente accade, e ha portato a risultati lusinghieri benché molte modifiche siano ancora da apportare. 

GENESI

Il tutto è nato un paio di anni fa, nell'estate del 2011, leggendo l'inserzione sulla rivista Nuovo Orione di un privato che voleva disfarsi di un cassegrain classico con ottiche Zen da 15 cm. e 3 metri di focale. Il prezzo era irrisorio e il venditore, contattato, confermava la spartanità dell'intubazione ma la buona resa delle ottiche.

Acquistai lo strumento senza vederne neppure una immagine (il venditore non sapeva - o non voleva - farle) e quando arrivò il pacco mi trovai di fronte ad un abominio difficile da raccontare.

L'intubazione era stata fatta con un tubo in plastica parzialmente ovalizzato, sbucherellato un po' ovunque e rattoppato con adesivi vari, i supporti del primario erano semplici graffette da cancelleria, il paraluce interno un tubo nero di neoprene da idraulico. 

In compenso le ottiche sembravano in condizioni decorose, con la sola eccezione di un piccolo graffio sull'alluminatura del primario (difetto di poco conto che non sembra influire sulle prestazioni generali).

Misi il tubo sulla prima montatura disponibile e cercai il fuoco su una stella di primaria grandezza: il fuoco era irraggiungibile, troppo interno...

Dopo aver smontato lo strumento lo riposi in un armadio pensando a quali fiori usare per riempirlo a mo' di vaso ornamentale e me ne andai a nanna, in attesa di tempi e idee migliori.

PROGETTO - parte 1

Dopo aver accantonato per qualche settimana l'idea del "bidone" sono tornato a riguardare l'abominio e a considerare l'idea che, forse, sarei riuscito a farlo almeno funzionare. Mi misi a smontare il secondario e provai a ridurre la distanza dal primario per estrarre un poco il punto di fuoco. Una volta sotto il cielo riuscii ad avere una immagine stellare riconoscibile. Ovalizzazione della figura di diffrazione, scollimazione, etc... ma almeno il punto di fuoco si trovava in una posizione utilizzabile a valle del focheggiatore (che presentava alcune flessioni e giochi ma che era sistemabile con mirati interventi). Così, nel tempo che venne, feci rifare l'intubazione usando un tubo di alluminio da 5 mm. di spessore e 200mm. di diametro, risultato dallo scarto del grosso rifrattore Fecker che stavo costruendo. Registrai un poco il focheggiatore, calcolai la corretta distanza tra le due superfici a specchio (con i pochi dati a disposizione credo di aver raggiunto un compromesso abbastanza efficace) e operai una serie di piccoli interventi generali.

Il canotto del primario (paraluce) venne sostituito con un elemento più adeguato, lo spider del secondario (che era per mia enorme gioia a tre razze e non quattro) venne ripulito, carteggiato e riverniciato. Il paraluce del secondario rifatto in modo economico ma provvisoriamente funzionale, e la cella del primario smontata completamente.

Con i pezzi della culatta sul tavolo e tutta una serie scarsa di vitine, bulloni diversi gli uni dagli altri, spessorini in cartone vario e pezzi di neoprene, mi trovai nella classica situazione di non poter tenere nulla di quanto esistesse ad eccezion fatta dello specchio primario.

In officina feci tornire una nuova culatta e sostituii i rudimentali sistemi di regolazione del primario, poi pensai... a una follia.

E la feci!

PROGETTO - parte 2

Vorrei a questo punto premettere che sono amante delle meccaniche fatte dignitosamente. Non un fanatico (personalmente ritengo che, almeno in campo visuale e fino a diametri contenuti, una meccanica sopraffina non serva a null'altro che a far lievitare il prezzo del telescopio e a speculazioni relative) ma nemmeno uno sprovveduto.

Una meccanica di buon livello permette alle altre componenti di funzionare al meglio.

Si legga: "una buona cella del primario è importante".

Ecco, io la cella del primario non l'ho proprio fatta, e nel telescopio finito non esiste!

Il fatto non deve essere visto come una panacea a ogni problema, non è una sentenza di cassazione, non costituisce "precedente" e non invalida in alcun modo i progetti "tradizionali", che restano da preferirsi.

Però, tentare avrebbe nuociuto poco e uno specchio da 15 cm., una volta in temperatura, di movimenti non ne ha (o ne ha davvero pochi) come il resto della struttura.

Così ho eliminato tutto: cella, controcella, viti di regolazione. Ho mantenuto solamente uno spessore di separazione tra lo specchio e la culatta del telescopio, poi ho creato i "braccetti" a clip di sostegno e ho fatto lavorare tubo e culatta in modo che fossero perfettamente ortogonali e allineati.

A questo punto il gioco è stato semplice. Sarebbe stato sufficiente avere un sistema di traslazione della cella del secondario che potesse essere registrato e posto in asse perfetto, e poi intervenire sulla collimazione classica del secondario (con le brugolette "push and pull").

Poi è venuta la verniciatura del tubo, la sua opacizzazione interna con vellutino nero, l'applicazione della maniglia di trasporto e l'installazione del cercatore (un cinese 8x50 inizialmente e poi un Meopta spotting scope da 70mm. di apertura - otticamente e meccanicamente molto bello).

PRIME CONCLUSIONI

Non ero certo sicuro della riuscita del progetto, più che altro temevo che la mancanza della cella del primario avrebbe portato a una continua e ingestibile scollimazione dell'asse ottico. Come si vedrà più avanti, nelle "IMPRESSIONI D'USO", così non è stato (vuoi per fortuna, vuoi per le piccole masse in gioco) e il progetto è finito bene, con l'alea di "una cosa che non si può fare ma che invece funziona".

Il risultato è uno strumento vintage nello schema ottico (che io sappia non esistono in giro molti cassegrain da 6 pollici aperti a f20), compatto, piacevole da guardare benché spartano, molto simile alla figura di un vecchio cassegrain che compare sul libro "APPUNTI DI OTTICA ASTRONOMICA" (Luigi Ferioli - Milano 1987 - editore Ulrico Hoepli) GEOMETRIA OTTICA" che mi accompagna da innumerevoli anni.

Sia chiaro: l'acquisto di un banale maksutov cinese come lo SW 150 f12 avrebbe imposto minori costi, ma le prestazioni di questo cassegrain sono lievemente superiori e il piacere di averlo fatto in casa è impagabile. Inoltre si può intervenire in ogni momento per collimare (al necessario) e implementare il progetto. Sotto questo aspetto alcune cosette vanno ancora sistemate ma ne parleremo dopo.

Tornando ai costi posso così riassumerli: 

    • acquisto strumento originario e spese di spedizione EURO 240,00
    • opere di modifica, costo tornitori, materiale vario EURO 400,00
    • opere di verniciatura, vellutino interno, maniglia EURO 80,00
    • supporto del cercatore EURO 30,00

con 750,00 euro (i costi sopracitati sono abbondantemente arrotondati per eccesso) ho realizzato il tutto...

IMPRESSIONI D'USO

Gennaio 2011: prima notte

 

Lo strumento regge molto bene gli ingrandimenti su soggetti stellari. Ho indugiato un poco su Castore usando vari poteri, dai  75x offerti dal 40mm. fino ai 500x offerti dal 6mm. Anche al notevole valore di 500x l'immagine mostrava una forma manualistica delle due componenti. Disco di airy molto netto, due anelli di diffrazione intorno e forse un tenue terzo. L'immagine degli anelli offriva momenti di lieve tremore alternati ad altri (molto più frequenti) di notevole agitazione dovuta al seeing. Detto questo l'immagine della coppia, anche a 500x, era davvero molto bella. Non paragonabile a quella offerta da un rifrattore apocromatico di pari apertura ma comunque molto agevolata dall'utilizzo di un oculare, in fin dei conti, non cortissimo (6mm.)

La Theta Aurigae ha mostrato la debole compagna anche se il cielo molto bianco, la lieve foschia e il seeing non certo perfetto hanno reso l'impresa di coglierla piuttosto ardua. In un momento di maggiore stabilità (durato una decina di minuti al massimo) la debole compagna ha mostrato la sua pallida essenza e l'immagine è parsa piuttosto buona benché non facilissima. La stessa osservazione, ripetuta tempo dopo, ha offerto soddisfazioni maggiori con la compagna ben netta sul fondo cielo e una immagine globalmente migliore e più facile.

Giove, non più al meridiano, era immerso nelle brume della pianura e, anche a causa del micro-tremolio dell'aria, non ha mostrato particolari molto contrastati. La NEB appariva piuttosto sottile la SEB si mostrava variegata, con una notevole estensione delle maculae biancastre a ridosso della GRS. Invisibile la STB ma alla portata dello strumento un accenno della SSTB. Molto netta invece la NNTB (o quantomeno una sua porzione), anche qualche screziatura nella regione polare Nord.

 

A parte le ottime prestazioni sui soggetti stellari e puntiformi la maggiore soddisfazione è però venuta dalla INCREDIBILE capacità dello strumento di reggere l'allineamento ottico. Ho provato volutamente a passare più volte consecutivamente da un orizzonte all'altro e attraversare così il meridiano celeste portando lo strumento a fare spostamenti di circa 100 gradi ogni volta. Dopo aver eseguito questa operazione tre/quattro volte ho ripetuto lo star test su Capella ritrovando l'ottica perfettamente allineata anche a 500x. Un risultato davvero ottimo e che mi fa ben pensare riguardo la meccanica dello strumento (specialmente se confrontato con i vari S-C commerciali che si scollimano a guardarli, figuriamoci a "passare il meridiano" indenni...).

 

Ho inoltre apportato una modifica sostituendo il "penoso" cercatore 8x50 a visione diritta realizzato da qualche ditta pseudo-cinese che poi rivende con il marchio "pincopallo" (davvero inusabile date le aberrazioni geometriche della sua ottica) con un bellissimo (e sempre nero) cannocchiale MEOPTA in metallo con oculari angolati a 45° e intercambiabili. Apertura 70mm. e immagini ovviamente molto buone che tendono a lasciarsi guardare un po' troppo e distraggono dallo strumento principale... 

 

Nella stessa notte ho puntato la sveglia alle ore 4:45 per provare l'osservazione di Marte e poi Saturno.

Il seeing non era migliorato ma Marte mostrava comunque qualche dettaglio interessante sul disco. A parte la calotta polare molto bianca e (mia impressione?) appena bordata verso sud, anche qualche formazione continentale sul disco a forma di "J" con chiaroscuri appena percepibili. L'immagine appariva un po' tremolante a causa della micro agitazione dell'aria.

Saturno, ancora un po' basso sull'orizzonte, mostrava molti particolari: la divisione di Cassini molto netta, l'ombra degli anelli sul pianeta e quella molto evidente, tra i 60° e i 45°, del globo sugli anelli. Una (forse) doppia banda sul pianeta e un rinforzo equatoriale. Piuttosto interessanti e a tratti percepibili le diverse cromie tra le bande e il resto del pianeta.

Nonostante l'altezza modesta sull'orizzonte il piccolo cassegrain esibiva una visione decisamente piacevole con i poteri migliori compresi tra i 300x (oculare da 10mm.) e i 240x (oculare da 12,5mm.)

 

Marte risultava ben inciso a ingrandimento modesto (i 180x circa dati dall'oculare da 17mm. erano ottimi) e rimaneva buono anche con i 240x offerti dal 12,5mm. plossl. A 300x l'immagine cominciava a dilurisi e slavarsi un poco e gli effetti del seeing si facevano sentire maggiormente. Preferivo l'immagine a circa 180/200x che trovavo piuttosto pulita. Purtroppo, il diametro di soli 11" circa non aiuta a questi ingrandimenti e ritengo che il potere corretto per una buona osservazione sia di 300x per godere di una immagine in scala adeguata ai particolari da cogliere. 

 

Seconda notte - (i giorni sono passati veloci dal report sopra descritto)

 

ho montato il piccolo cassegrain su una Vixen Super Polaris e l'ho messo in giardino. Poi sono andato a cena, sono stato sopraffatto dai bambini, e sono andato a dormire, placidamente.

Dopo la mezzanotte mi sono ricordato di avere lo strumento stazionato, ancora in attesa delle mie attenzioni...

Così, in pigiama, con un paio di scarpe trovate al buio e una giacca, sono uscito per smontare lo strumento e tornarmene a letto.

La notte era però placida e quieta con una temperatura quasi mite e il cielo limpido... "Beh", mi sono detto "diamo un'occhiata, giusto qualche minuto"

Sono rientrato che erano quasi le 2:00 passate, ovviamente.

Ero estasiato: lo strumento performava in modo magnifico. Ogni tanto lo guardavo, confrontandolo con i grossi rifrattori che ho, stupendomi di quanto bene andasse quel "pistolotto" corto e piccolo.

 

Saturno era ricco di dettagli: anello C, Cassini quasi anche sulla parte davanti al pianeta (si perdeva in un piccolo tratto davanti al globo), bande sul pianeta, zona polare netta, immagine pulitissima anche con l'oculare da 7,5mm (che offre 400x), mentre con il 5mm. (600x) diventava flou e non aggiungeva alcun dettaglio.

La Zeta Bootis appariva come un OTTO perfetto interpolato, e Izar uno spettacolo di pulizia e colori.

Le immagini stellari erano semplicemente perfette, ma “perfette davvero” se non fosse stato per i due anelli di diffrazione più un terzo debolissimo. Pareva di guardare in un apo da 5 pollici.

Ho snocciolato gli ingrandimenti su una stella di circa mag. 1 o 1,5: 400x, poi 600x e l'immagine restava da manuale. Mai visto in uno specchio in questo modo (e sono un Cherubino quindi non mento mai). Poi ho inserito l’oculare Takahashi LE 2,8mm. per l’assurdo potere di 1071x.

L'immagine era ancora intatta benché un poco tremolante ma gli anelli di diffrazione restavano accettabilmente puliti e ben visibili. Il disco di airy appariva rotondo e abbastanza quieto e, in generale, l'immagine era di alta qualità.

La Luna purtroppo era già un po' bassa ma ho tentato comunque l'osservazione.

Illuminazione non favorevolissima per PLATO e la Vallis Alpes ma... 5 craterini all'interno di Plato: 3 facilissimi e 2 difficilotti ma comunque visibili dopo un attimo di adattamento e attenzione.

La Vallis Alpes... beh, qualcuno non mi crederà ma ho visto una piccola porzione della rima centrale. Non tutta, ovviamente, l'immagine e la visione erano al limite, ma un accenno si vedeva distintamente.

Insomma... cosa chiedere di più?

Ho quasi avuto voglia di rimanere all'oculare ma il sonno chiamava imperioso nonostante fossi soddisfatto come raramente mi capita con uno strumento in questo periodo.

CONCLUSIONI

Uno strumento "atipico" di questi tempi la cui realizzazione mi ha regalato grande soddisfazione, divertimento, e innegabili grattacapi. Il risultato è buono, anche in barba a una soluzione meccanica davvero poco ortodossa e non consigliabile (l'aver eliminato la cella classica del primario), e le prestazioni, qundo si collima bene l'ottica, di buon livello anche se con un rimasuglio di aberrazione sferica.

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