MARTE

Marte non offre, quest’anno 2014, visibilità ottimale. Dalle latitudini del nord Italia è relativamente basso sull’orizzonte (circa 35°) e la sua dimensione apparente è ridotta (limitata a poco meno di 12” - nella data di inizio riprese a Marzo 2014).

Inoltre, dalla mia comoda postazione urbana, il pianeta rosso resta per il 95% della propria eclittica dietro le fronde degli alti alberi che mi circondano, rendendolo di fatto invisibile (se non come pallina sfuocata).

Ho però tentato comunque la sua osservazione e un paio di timide prime riprese una notte del 29 marzo. A farmi compagnia il “vecchio” Jaeger 93/1350 (diaframmato a 90 mm. per una infinitesimale scheggiatura sul bordo dell’elemento crown) completamente ricostruito e migliorato nel bilanciamento e in attesa, ancora, della lucidatura finale.

Devo dire che le prestazioni di questo strumento, semplice doppietto a schema Fraunhofer da 9 cm. e lungo fuoco, sono notevoli e consentono osservazioni piacevolissime in alta risoluzione sia dei principali soggetti del sistema solare: Giove, Saturno, Marte, Venere, Mercurio, Luna, che di sistemi doppi o multipli.

Non si tratta di uno strumento sufficientemente economico da poterlo inserire nella sezione “astronomia economica” ma resta un doppietto tradizionale figlio di un’epoca in cui i vetri “esotici” rappresentavano una eccezione dedicata a strumenti di classe semi-professionale.

 

Il pianeta Marte, nelle condizioni in cui posso lavorare senza spostarmi, risulta un soggetto proibitivo e non si può sperare di ottenere risultati di alcun rilievo. I momenti in cui sono riuscito a strappare “qualche frame” lo vedevano comunque disturbato da uno o due rametti in proiezione e i risultati ne hanno risentito.

Ho provato comunque a riprenderlo usando due filtri differenti della Baader: il tradizionale IR-CUT e l’IR-PASS. I risultati sono esemplificati nell’immagine sotto riportata che, volutamente, non è stata trattata il alcun modo con programmi di fotoritocco.

Al di là del valore estetico delle immagini trovo molto interessante notare come, pur usando valori di settaggio identici per le due immagini (trattate solo con Autostakkert2 in uguale numero di frame e con Registax 6.0 con i medesimi valori di wavelet), la resa dei due filtri sia sostanzialmente differente ed esalti zone diverse tra loro. Bello, in una chiave puramente didattica, scoprire quanto anche con un piccolo strumento come quello impiegato sia possibile utilizzare con profitto filtri selettivi molto contrastanti tra loro.

Ci potete contattare a:

diglit@tiscali.it

oppure usare il modulo online.

n° di accessi al sito dal 10/4/2013

 

 

 

 

 

 

 

 

Stampa | Mappa del sito
© ARCHITETTO PAOLO CASARINI