BRESSER 102 f10 vs GOTO 80 f15

Dicembre 2016

LUNA: meglio 4 pollici che 3

Dopo i bagordi prenatali dell’Austria dei mercatini e dell’Alto Adige ho dedicato una fredda e umida notte milanese, graziata però da un ottimo seeing, all’osservazione della Luna per mettere a confronto due strumenti diversi tra loro per diametro, focale e soprattutto periodo storico.

Small, rare, and quality vintage refractor vs bigger, modern and cheap china made Bresser: 3 pollici e un capello contro 4 pollici, F15 contro f10, treno ottico ultra quarantennale contro moderni plossl.

Il risultato era scontato anche perché, a tutti gli effetti, di paragonabile nel confronto non c’era davvero nulla. Su un soggetto tanto sensibile al potere risolutore come la Luna risulta infatti schiacciante la differenza tra 10 e 8 cm. indipendentemente dal residuo di aberrazione cromatica (e soprattutto se questa è contenuta anche nel telescopio di maggiore diametro).

Il Bresser 102/1000 aveva già dato saggio della sua elevata qualità ottica permettendo immagini stellari di primissimo ordine e in grado di non fare rimpiangere i migliori acromatici sulla piazza, anche a focale maggiore.

Dal canto suo il GOTO 80/1200 è strumento raro, estremamente ben costruito, dotato di ottiche eccellenti per correzione cromatica e geometrica, ma la differente capacità di raccolta della luce e il minore potere risolutore si fanno sentire su un soggetto come il suolo Lunare.

indubbiamente, se al posto del Bresser 102 HEXAFOC avessimo avuto uno dei tanti 102/1000 di qualche anno fa il test avrebbe avuto altri risultati ma considerando il livello raggiunto dalle ottiche “mass market” non posso che pensare che, per superarle, servano pari diametri di alto blasone del passato, pur sempre “acromatici”.

Il test è cominciato con il centrare la Luna nel cercatore. Il GOTO 80 è stato installato su una Ioptron CEM-60 mentre il Bresser 102 ha ottenuto le attenzioni della EM-100 Takahashi. Entrambe sovradimensionate e sorrette da colonne, le montature hanno permesso di spremere in modo adeguato i telescopi, cercando il limite su alcuni microcrateri.

Affinché i risultati del confronto siano meglio interpretabili e valutabili va detto che gli strumenti hanno lavorato con treni ottici molto diversi tra loro. Pur nel rispetto dei medesimi ingrandimenti, sul rifrattore vintage giapponese ho impiegato i suoi oculari storici, HM e OR da 24,5 mm con diagonale prismatico di pari diametro e periodo storico. Il Bresser si è invece avvalso di una torretta multioculare Zeiss con prisma sostituito e posizione “bloccata” per non introdurre eventuali disassamenti nella rotazione.

La Luna, passato da un giorno il primo quarto, mostrava una zona al terminatore a me particolarmente cara che mi ha permesso di concentrare l’attenzione oltre che sul cratere Copernico, che ha mostrato durante la serata una lieve modifica delle ombre al suo interno, sulle lande che circondano il Monte Pico e i Monti Tenerife.

Nonostante le lodi che tesserò nel corso dell’articolo per il Bresser l’approccio ai due cercatori è diverso e terribilmente negativo per il prodotto mass-market moderno. Inquadrare la Luna nel cercatore GOTO è una delizia con una incisione di immagine superlativa. Inqualificabile, a confronto, la prestazione del 6x30 Bresser che ha comunque il pregio di rendere riconoscibile il nostro satellite…

Nelle ottiche principali, al potere offerto dagli HM da 25mm. e plossl da 20mm. (48x e 50x rispettivamente), la Luna non sembrava offrire differenze sostanziali anche se i due strumenti palesavano subito alcune caratteristiche proprie. Il residuo di aberrazione cromatica ad esempio appariva ben netto nel Bresser (benché contenuto) e quasi inesistente nel GOTO che offriva anche una tonalità più “bella” con variazioni di grigio più morbide. Ho imputato la differenza principalmente alla minore luminosità generale anche se la maggiore correzione nel giallo del GOTO (ben visibile nelle fotografie scattate agli ingrandimenti superiori) ha sicuramente voce in capitolo nella resa delle dominanti.

Salendo a 100x (oculare HM12,5 per il GOTO e 10 mm. plossl per il Bresser) la apparente superiorità del rifrattore f15 comincia a vacillare e si apprezza una maggiore finezza di dettaglio permessa dai 2 cm. in più di apertura del Bresser. 

Il potere è ancora limitato per notare una differenza marcata ma si apprezza, nella polverosità di alcuni contorni dei crateri maggiori, nonché nella immediata percezione di alcune variazioni nei domi lunari, una maggiore “forza” del 10 cm. cui la maggiore luminosità offre un contributo importante.

Ho concentrato la mia attenzione nella zona intorno al Monte Pico e scandaglio la regolate lunare alla ricerca di craterici al limite della percezione e dopo un lungo confronto mi sento certo di offrire un vantaggio palpabile al 102 millimetri.

E’ solo però ai poteri superiori che quanto intuibile a 100x si concretizza in modo netto. I 135x circa offerti dal OR 9mm. per il GOTO e dal 7,5mm. LE Takahashi per il Bresser appaiono il benchmark ideale per esaltare le differenze tra i due rifrattori.

A fianco del Monte Pico, in direzione della catena dei Monti Tenerife, si allunga una dorsale larga non più di 1,2 km. e lunga 7 o 8 circa. Al termine della formazione si trova un piccolo cratere denominato G (per l’esattezza Mons Pico “G crater”) del diametro di 4 chilometri. A 135x il cratere era perfettamente visibile all’oculare del Bresser mentre appariva al limite con il GOTO. In particolare va detto che attraverso il rifrattore giapponese non si capiva con esattezza se fosse un cratere o un domo.

Sopra: immagine della NASA: PICO (left) + PICO "B" (on the right)

Parimenti, dall’altra parte del Monte Pico, il piccolissimo cratere “K”, con diametro al limite dei 3 chilometri, era visibile nel 102 ma non nel 80 f15.

Anche le vicine ondulazioni del terreno e alcune increspature risultavano ben delineate nel 4 pollici e molto più difficili o invisibili nello strumento di apertura inferiore.

A 200x (oculare LE 5mm. per il Bresser e HM 6mm. per il GOTO) le differenze restavano immutate con un maggiore decadimento della luminosità e una diversa dominante di risulta: più neutra nel giapponese e più gialla nel Bresser.

Stupefacente è stata anche la visione di Copernico con un dettaglio davvero entusiasmante in entrambi gli strumenti ma con una palpabile superiorità del 102 che a 135x mostra una incisione a livello di quella del GOTO ma con un microdettaglio superiore.

Le immagini a corredo dell’articolo, con l’eccezione di quelle prese dal web a contestualizzazione dello scritto, sono realizzate con uno smartphone P8 accostato a mano all’oculare di turno. Non hanno ovviamente alcuna velleità di riprodurre quanto visibile ma sono carine e le posto ugualmente…

VENERE: meglio il GOTO

Quanto emerso nell’osservazione della Luna, con i suoi forti contrasti e la necessità di accedere, in caso di seeing ottimo, a poteri risolutivi il più alti possibile (almeno entro certi limiti), si è ribaltato nell’osservazione del pianeta Venere che, condotta nelle ore diurne per disporre della massima altezza possibile sull’orizzonte, ha incoronato il GOTO come migliore strumento tra i due.

Le giornate invernali con scarso riscaldamento del suolo e moti convettivi limitati (specialmente nella mia zona osservativa dominata da parchi privati molto grandi) hanno permesso poteri rispettabili, anche superiori ai 200x, e la visione netta delle maggiori (e molto limitate) features della sagoma venusiana.

La fase prossima al 50% e un accenno di indentature e di sbavatura del terminatore, oltre a un certo gradiente luminoso tra questi e la zona gibbosa, sono risultati più netti e gradevoli all’oculare da 9 e 6 millimetri del GOTO 80/1200 (133x e 200x) piuttosto che a simili poteri espressi dal Bresser 102/1000.

Il rifrattore vintage giapponese ha permesso una immagine più “ferma”, pulita e con uno sfarfallio minore, dovuto nel Bresser ad una maggiore sottocorrezione della cromatica. L’immagine più luminosa del 102, che nella percezione dei dettagli lunari aveva avuto utile impatto, risulta qui negativa “bruciando” le tenui sfumature nell’albedo dell’atmosfera planetaria.

Le osservazioni sono state condotte in luce bianca pura. L’utilizzo di un filtro viola avrebbe aiutato livellando un poco le prestazioni ma è indubbio che nel GOTO l’immagine fosse più piacevole.

Il giorno prima avevo tentato una ripresa con lo smartphone usando come ottica principale il rifrattore giapponese f15. Accoppiato all’oculare OR originale da 4mm in formato 24,5, il piccolo telefono HUAWEI P8 ha registrato un filmato di un minuto con un frame rate medio prossimo a 26 FPS. Il filmato, in afocale con supporto, non ha avuto ausilio di filtri di alcun tipo, è stato trasformato da MP4 a AVI e poi processato con Registax 6.0 che, differentemente da Autostakkert, riesce a leggere il codec di conversione.

Non sono un esperto nell’allineamento e stacking con regista e quindi il risultato è limitato nella qualità ma l’immagine finale è comunque gradevole e testimonia quanto si possa fare con mezzi “limitati” e senza utilizzo di filtri a banda stretta e selezionata.

Sopra: il GOTO 80/1200 impegnato ad inseguire Venere in una fredda giornata invernale.

Sotto: immagine tratta dall'elaborazione di filmato da 1 minuto in afocale su smartphone

Huawei P8 e proiezione di oculare da 4 mm.

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