TAKAHASHI TS50/700 (タカハシ TS式50mm)

Aprile 2019

Sopra: Un Takahashi TS-50 F14 in configurazione completa. Immagine non dell’autore.

INTRODUZIONE

Benché Takahashi sia sicuramente più famosa per i rifrattori apocromatici della serie FC, FS, e oggi TOA oltre che per montature equatoriali di qualità e una serie di riflettori planetari, parte della sua storia è stata occupata anche da ottimi acromatici o semi-apocromatici di piccolo calibro che trovano nel TS-50, declinato nelle focali da 700 e 500 millimetri, il loro più piccolo esemplare.

Nel 1971 la casa giapponese, dopo aver dato vita nei due anni precedenti ai suoi primi rifrattori (il TS-65/900 e poi il 65/800: del primo si trova esauriente articolo su questo sito), propone quello che sarà uno dei più intriganti strumenti (tra i "piccoli") della sua storia: il 50/700.

Se lo consideriamo in relazione alla cultura e disponibilità strumentale odierna, un piccolo acromatico da 5 cm. sembra ben poca cosa ma, valutato in relazione sia al suo tempo che alla qualità costruttiva esibita, è facile accorgersi di che capolavoro il TS-50 sia stato. Nonostante le sue prestazioni assolute siano inferiori a quelle dei cugini da 6,5 cm. il mondo collezionismo gli attribuisce un grande valore sia per via di una minore disponibilità di pezzi sia in virtù della sua essenza che lo poneva a leghe di distanza dai competitor dell’epoca (primo tra tutti il Polarex Unitron 50 che a confronto sembra un giocattolino da poco).

Il mercato ha proposto alcuni rari TS-50 a prezzi non proprio popolari sia negli Stati Uniti che in Germania dove il loro valore rasenta i 1500 euro per un esemplare completo di montatura manuale e scende a circa un migliaio di euro per il solo OTA.

Sono prezzi importanti che francamente non condivido in toto ma nonostante questo non posso esimermi dal valutarli non completamente fuori mercato. Ritengo personalmente valori più corretti i circa 1000 euro per un telescopio completo e poco meno di 700 per un OTA in ottimo stato.

Molti potranno sorridere nel leggere queste mie, magari nella pur logica considerazione che oggi la disponibilità di telescopi più potenti a costi molto più limitati imponga una riflessione al mercato, ma quando si tratta non più di mero utilizzo ma anche di piacere al possesso si esce dalla logica della prestazione e si entra in quella del collezionismo.

Una stampa della Monna Lisa su tela di altissima qualità rasenta l’aspetto del dipinto originale ma non è la stessa cosa possederlo, così come una banale BMW serie 1 diesel di oggi sia più performante di una GTI degli anni '70 non significa che il suo valore collezionistico sia il medesimo.

CARATTERISTICHE GENERALI

Accantonate le valutazioni di venale pecunia si può considerare l’oggetto TS-50/700 e valutarne le caratteristiche cominciando dal suo cuore, il doppietto di tipo Fraunhofer acromatico con rapporto focale di f14 posto nella solita robusta e molto ben fatta cella Takahashi con serigrafia frontale.

Intorno vive un bel tubo ottico in alluminio di cospicuo spessore, un paraluce altrettanto ben fatto e un gruppo di focheggiatura molto raffinato (identico a quello di tutta la serie TS a rifrazione ma privo di estrazione manuale del controcanotto (che spazia dai 50 ai 90 millimetri di diametro per gli obiettivi frontali) che si distingue oltre che per una manifattura estremamente precisa anche per una proverbiale fluidità di scorrimento che ancora oggi ritengo tra le migliori in assoluto nel panorama dell’astronomia amatoriale.

Il diametro standard giapponese di 36,4mm a ghiera risulta facilmente compatibile con lo standard in pollici degli accessori tradizionali sia da 0,965” che da 1,25” usando appositi anelli riduttori (che noi siamo soliti chiamare a “passo Vixen”). Questo permette sia l’impiego degli accessori originali dell’epoca come i diagonali prismatici e gli oculari K, HM e OR da 24,5 millimetri che i più moderni da 31,8mm.

Per chi avesse voglia di vedere un video di una decina di minuti riguardante il TS-50/700 può concedersi le chiacchiere di Dave Trott su YouTube al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=q7tzrJKX3jI per poi ritrovarsi, come qualche mese dopo ogni suo video, lo strumento in vendita. Operazioni commerciali? Forse, ma il video resta interessante almeno dal punto di vista statico poiché di ottico non si dice nulla (ma lo faremo noi).

Come è possibile vedere dalle immagini, il TS-50 è uno strumento importante per il diametro che dichiara e non è difficile scambiarlo per qualcosa di un po’ più “grande”. Tenerlo in mano, installarlo sulla montatura e usarlo al crepuscolo offre una sensazione di grande appagamento e questo è, a mio parere, uno dei suoi grandissimi meriti. Appare molto ben bilanciato e indiscutibilmente bello, forse anche più della versione più corta da 500 millimetri di focale e di cui sono sempre alla ricerca.

Pesato e misurato, il 50/700 Takahashi denuncia un peso di 1955 grammi (poco meno di 2 kg) e una lunghezza completa con focheggiatore ritratto di 68 cm.

Sopra, sotto e in apertura: Immagini del catalogo dell'epoca riguardante il piccolo TS-50.

REMINISCENZE

Nella metà degli anni ’60 esisteva un piccolo rifrattore di ottima fattura con le medesime caratteristiche ottiche del nostro TS-50. Il suo nome era SWIFT 838 e, per quanto mi è dato di sapere e cagionare, anche sulla base di altrui considerazioni e dati, si può ragionevolmente supporre che le ottiche fossero le stesse. Un doppietto single layer coated con una lavorazione piuttosto spinta e una qualità generale notevole permessa anche dal rapporto di apertura a f14.

Si pensa che Swift fosse imparentata in qualche modo con la novella Takahashi. E’ indubbio che, negli anni successivi (anni ’80) Swift sia stato il marchio con cui Takahashi ha venduto alcune linee di prodotti in occidente (si pensi ai 125/1000 fluorite Swift: de facto dei FC-125 con una targhetta diversa) ma credo che, tra gli anni ’60 e inizio ’70, si trattasse di due aziende diverse (con storia e natali in anni differenti) e che le ottiche di questi 50mm a f14 fossero identiche come parte della componentistica che equipaggiava i migliori prodotti giapponesi dell’epoca.

Sotto e sopra: alcune immagini di uno SWIFT 838 degli anni ’60.

Foto non dell'autore e tratte dal web.

Pur rimanendo lo Swift 838 un bellissimo strumento, ben costruito, solido e piacevole sia nell’estetica che nella sua componentistica meccanica, il TS-50 (più recente del Swift) appare di altro altro livello sia qualitativo generale che di peso costruttivo tanto da essere un telescopio a tutti gli effetti mentre analoghi 50 o 60 millimetri dell’epoca apparivano, al suo cospetto, più che altro strumenti educativi per giovani e ragazzi di buona famiglia.

Quando uscì il suo costo era infatti non lontano da quello dei più grandi TS-65 e doppio o quasi rispetto ai concorrenti.

Immagine sopra: catalogo Takahashi dell'epoca, inizio degli anni '70: parte della la serie TS.

ACQUISTO E RESTAURO

Nelle mie ricerche di strumenti da acquistare per appagare le voglie del momento non ho mai un target preciso ma una lunga lista di interessi che si intrecciano tra loro. Se quindi mi fosse stato chiesto, qualche settimana prima della stesura di questo articolo, di scegliere quale “nuovo” Takahahsi portare a casa senza eccessivi esborsi avrei puntato su un TS-50/500 (versione a f10 del 1977) o su un TS 90/1200 del 1978. 

Sono sicuramente due strumenti rari, il 90/1200 oltre ogni immaginazione, il TS-50 a F10 un poco meno ma la sua ricerca impone tanta pazienza, e richiedono investimento economico differente ma rappresentano una rarità indipendentemente dalle loro prestazioni che, per di più, non sono tra loro ovviamente paragonabili.

Purtroppo (o per fortuna) però è la Sorte a presentare le occasioni che poi siamo noi a decidere se cogliere e così mi sono imbattuto in un esemplare di 50/700 in configurazione solo OTA con una significativa necessità di restauro.

Dalle poche immagini disponibili (nessuna pareltro ritraente le ottiche) il tubo ottico presentava molti segni di una vita raminga, graffi, e una generale incuria.

Le aste giapponesi sono sovente un terno al lotto ma alla fine sono riuscito ad aggiudicarmi il pezzo per una cifra complessiva prossima ai 300 euro. Non sono pochi, considerando che l’opera di restauro me ne avrebbe richiesti quasi altrettanti e che non possedevo informazioni sullo stato del doppietto frontale, ma al desiderio si comanda poco…

Sopra: alcune immagini dello strumento così come si presentava alla presentazione dell'asta.

Sotto: immagine di un catalogo del tempo con gli oculari in dotazione, due kellner da 25 e 12 millimetri di focale, un classico Takahashi per la serie "TS".

L'apertura del pacco di trasporto, dotato di una protezione del contenuto di spessore abnorme, è stata uno shock.

Lo stato del tubo ottico era terribile, con notevoli graffi ma soprattutto incrostazioni, alonature e un generale ingiallimeto. Il focheggiatore era bloccato da un rimasuglio di grasso pietrificato e spessorato dalla polvere, il cercatore completamente opacizzato. In compenso e con mio grande sollievo  il doppietto frontale Fraunhofer appariva intonso. Non avendo ricevuto dal venditore giapponese fotografie a riguardo ero molto preoccupato ma, a parte una lieve pulizia superficiale, i vetri del nostro TS-50 non sembravano aver bisogno di nulla.

Non ho atteso il primo star test e ho preferito procedere da subito con un restauro di pulizia completa smontando il rifrattore in ogni sua parte e riuscendo, dopo una lunga notte di lavoro con i prodotti corretti e un po’ di mestiere ed esperienza, a ottenere un risultato oltre le aspettative.

I 3 chips sul paraluce sono ovviamente rimasti così come i tre/quattro graffi principali ma in compenso tutto il resto è stato bonificato in maniera eccellente.

Il cercatore ha visto nuova luce e le sue lenti sono tornate trasparenti come l’acqua, la meccanica in generale è stata interamente pulita e lavata (anche l’interno del tubo e i diaframmi) e il focheggiatore, smontato e sgrassato, è tornato a funzionare come da specifiche (ossia in modo egregio, ricordo a questo proposito che i focheggiatori installati sulla serie TS erano dei veri gioielli di precisione meccanica).

Quando lo strumento è stato riassemblato chiunque avrebbe faticato a capire che si trattasse del medesimo telescopio ed è stato con soddisfazione che l’ho puntato al cielo in una quasi tiepida sera di fine marzo 2019.

Sopra: fotografia del doppietto frontale dopo la leggera pulziia effettuata.

STAR TEST E ALTA RISOLUZIONE

Fin dalle prime operazioni di allineamento stellare ho capito di avere a che fare con un'ottica a posto e di qualità superiore ma è stato lo star test ad evidenziare le potenzialità del doppietto a f14.

Le immagini di intra ed extra focale sono apparse piuttosto simili con una lieve maggiore incisione degli anelli di Fresnel in posizione interna al fuoco benché le differenze fossero molto limitate.

Non sono apparse tracce né di astigmatismo né di aberrazione sferica significative e anche la luce diffusa è apparsa limitata con in più una rugosità medio bassa delle ottiche.

Non ho notato nemmeno errori zonali e infatti l’immagine a fuoco è risultata eccezionalmente pulita con un disco di Airy di dimensione importante (tipica di un piccolo diametro a lunga focale) e un anello di diffrazione molto sottile a testimoniare la ottima convergenza di tutta la radiazione incidente in un unico punto.

Notevole anche la capacità di reggere gli ingrandimenti che hanno visto il TS-50 arrampicarsi dai poco meno di 100x di inizio test fino ai 250x offerti dall’oculare LE da 2,8mm.

Il potere superiore è apparso ovviamente “eccessivo” non tanto per la capacità di focalizzazione dell’obiettivo ma per il suo diametro che comporta, a poteri superiori ai 175/200x immagini stellari un po’ buie e, almeno ai 250x citati, una sensazione “flou” che non si addice allo spirito del rifrattore.

Notevole invece il comportamento ai 175x offerti dall’otoscopio da 4 mm. con stelle letteralmente disegnate a china bianca su fondo nero nonostante il cielo grigiastro di Milano.

Sopra: il TS-50 installato su una robusta EQ6-PRO che lo ha retto per tutto il periodo dei primi test in attesa della montatura acquistata appositamente per lui e per gli altri "piccoli" di casa.

Le capacità di focalizzazione si sono dimostrate utili nel test effettuato su sistemi multipli che ha interessato "doppie" molto diverse tra loro e un comportamento eccellente del piccolo Takahashi (nei limiti del suo diametro utile).

La gialla ALGIEBA si è mostrata bellissima a qualsiasi potere facendosi apprezzare maggiormente tra i 100 e i 175x con una mia personalissima preferenza intorno ai 140x (oculare zoom da 7,2 mm.) così come CASTORE A e B: un doppio fanale lontano contornato da due anellini splendidamente tenui. Entrambi i sistemi, accomunati da separazioni comparabili ma anche dalla caratteristica di avere entrambe le componenti di luminosità simile, sono stati poi abbandonati per un test molto severo specialmente se eseguito dal lattiginoso cielo di Milano che per trasparenza e magnitudine limite raggiungibile è secondo solo a quello di Mordor quando il Monte Fato è in attività.

Nonostante le condizioni ho indirizzato il “go-to” della EQ6 pro verso la delta Delta Geminorum, a catalogo Struve STF1066 (nome proprio WASAT), che si compone di un sistema doppio fortemente sbilanciato con componenti di magnitudine 3.55 e 8.18 rispettivamente con separazione angolare attuale (anno 2019) di circa 4.6”. 

Non è stato ovviamente possibile evidenziare il colore di classe K della stella secondaria ma questa è emersa in modo inequivocabile, anche se molto debole, nella corretta posizione reciproca indicata dai circa 230° di AP. L’immagine, pur al limite per via principalmente delle caratteristiche del cielo, è stata comunque piacevole e indicativa della ottima performance del TS-50.

Sopra: immagine di CASTORE A e B ripresa con il TS50 in metodo afocale su uno smartphone Samsung J5 (scatto singolo) con interposizione di oculare da 5mm e zoom 4x digitale. La resa con lo smartphone è purtroppo molto scarsa e non rende giustizia alla meraviglia a cui si assiste all'oculare in visione classica.

Ulteriore test è stato condotto sulla 78 Iota Gemini (Struve 1536), un sistema oltre le capacità di risoluzione teoriche del TS- 50 (che vedono, secondo Dawes, un potere di circa 2,4”).

La bella TSZE TSEANG (il nome proprio attribuito alla doppia) si compone di tre astri con separazione delle componenti maggiori (A e B) pari a 2,20” e con magnitudini di 4.0 e 6.7.

Sono numeri non indifferenti rapportati ad un 5 cm. e mi hanno accompagnato curioso e titubante all’oculare. Nonostante alcuni sforzi non sono riuscito a scorgere la compagna ma l'insuccesso, vista la difficoltà dell'impresa, non mi ha scoraggiato.

Sono invece riuscito a seprarare senza incertezza la STRUVE 736 in Auriga, un sistema doppio con componenti di magnitudine 7.45 e 8.57 e separazione di 2,7". Un bel risultato, specialmente dai cieli milanesi, che testimonia la bontà del 5 cm. giapponese. Riporto a questo proposito un disegno eseguito del 2006 da un membro di Cloudynights, Asteroid7, eseguito con un C8 quando la separazione era di 2,5" (ringrazio Ateroid7 e mi scuso con lui per avere usato la sua immagine per confronto).

Molto piacevole si è rivelata anche l'osservazione del pianeta VENERE in pieno giorno, con il Sole già alto, avvenuta il sabato 30 aprile. Nonostante il cielo bianco azzurro, la grande luminosità e anche un seeing non ottimale il "fulgido" appariva netto all'oculare, senza sbavature e con la fase perfettamente riconoscibile. Non ho ovviamente avuto modo di notare grandi particolari ma ho tentato un estemporaneo scatto in afocale con lo smartphone che mostro a seguire. L'immagine ottenuta è ovviamente molto poco confrontabile con la pulizia rinvenibile all'oculare (se avessi eseguito una ripresa con camera planetaria avrei ovviamente ottenuto più segnale, contrasto e pulizia di immagine e probabilmente riprodotto quanto visibile a occhio). Si tenga presente che la cromatica differenziale visibile è dovuta al'obiettivo del telefono e alla sua non perfetta assialità con l'oculare di proiezione.

Sopra: immagine di VENERE ripresa a metà mattina con il TS50 in metodo afocale su uno smartphone Samsung J5 (scatto singolo) con interposizione di oculare da 5mm. e zoom digitale del telefono (che è sempre deleterio ma al quale serve ricorrere sovente).

Anche in questo caso, come già per Castore, l'immagine telescopica era molto più bella e pulita.

Come sovente negli ultimi tempi è stata invece una delusione l'osservazione del Sole che ho eseguito in proiezione su schermo bianco (come si era soliti fare un tempo per la mancanza di adeguati e sicuri filtri per l'osservazione prolungata). Mi piaceva l'idea di un revival storico adeguato all'anno di costruzione dello strumento ma il nostro Sole non ha voluto collaborare proponendo solamente un disco bianco privo della benché minima macchia.

LUNA E DINTORNI

Immagine sopra: mosaico lunare ottenuto con il TS50 a focale nativa su camera IMX224 colore senza filtri. Somma di 5 pannelli in condizioni di seeing molto scarso (circa 4/10) e nubi di velatura veloci. Pochi frames per ogni pannello (700 di cui tenuti circa il 40%). Scatti eseguiti nella seconda metà di Aprile 2019.

La tarda sera del 16/6/2018 ho avuto la possibilità di osservare il pianeta GIOVE, basso purtroppo nel periodo, che si trovava prospetticamente vicino alla Luna piena offrendo un bel quadretto di insieme.

Il seeing, che allo zenith appariva buono, risultava purtroppo molto poco collaborativo nelle zone basse dell’atmosfera con una fluttuazione lunga e continua che offriva una visione poco contrastata.

Nonostante questo, sia con l’oculare da 7,5mm. Che con quello da 5mm serie LE Takahashi (per complessivi 93x circa e 140x) ho potuto apprezzare le maggiori formazioni nuvolose di Giove e la GRM al lembo del pianeta in via di scomparsa dietro al lembo.

La GRM appariva di un bel colore salmone tenue mentre il resto delle bande si è definito in modo accettabile. Molto marcata la NEB mentre la SEB, forse divisa in due parti, appariva decolorata a favore di una maggiore densità della fascia equatoriale che mostrava un colore mattone chiarissimo.

Non ho avuto possibilità di notare formazioni certe nelle regioni dei poli ma una certa indentellatura della NEB.

Il potere maggiore appariva un poco eccessivo per le condizioni e infatti anche prove effettuate con il VMC200L (Cassegrain modificato da 20 cm.) non sono apparsi fruttuosi se non per una maggiore luminosità (quasi eccessiva) del pianeta e un maggiore risoluzione che però veniva vanificata dalla fluttuazione lenta dell’atmosfera.

LA MONTATURA GIUSTA

Quando decisi di acquistare all’asta il piccolo TS-50 sorse contestualmente il problema di quale montatura fosse a lui più adatta.

Escludendo una originale Takahashi manuale (di utilità più che dubbia e valida solo come complemento collezionistico) avevo pensato inizialmente ad una EM-1, EM-1S o EM-2 ma tutte queste pur bellissime montature della casa giapponese hanno il terribile difetto di essere figlie della loro era: egregiamente costruite ma prive di sistemi di puntamento assistito o automatizzato, cosa che le rende meno fruibili con i tempi limitati di noi astrofili moderni.

Ho così accettato l’idea di una moderna Ioptron IEQ30 (versione non “pro”) che sembra avere le caratteristiche sia estetiche che tecniche e di peso, precisione e portata, atte ad essere compagne del piccolo Takahashi.

Decisione presa in un paio di giorni e la IEQ30, una versione "usato sicuro", è stata acquistata ed è giunta a me per le prove preliminari.

Benché il TS-50 non fosse ancora arrivato dalla sua trasvolata intercontinentale, ho usato un paio di sere la IEQ30 in abbinamento al Vixen 80/910 rilevando due aspetti fondamentali: il primo è che la montatura assolve in modo eccellente il suo compito rendendo molto stabile il lungo Vixen da 8 cm., il secondo è che però l’esemplare in mio possesso, dotato di un GOTO assolutamente non affidabile, fosse inusabile per gli scopi prefissati.

La IEQ30 è quindi ripartita alla volta del suo distributore per un controllo accurato e poi, trovato il bandolo della matassa, è tornata al mio cospetto per accogliere il TS-50 che la stava aspettando.

Nel frattempo avevo avuto il tempo di adeguare gli anelli e la barra Vixen per renderli consoni all’insieme e di eseguire una seconda pulizia al tubo del rifrattore per uniformare meglio l’effetto avorio di invecchiamento.

Spendere qualche parola sulla Ioptron di piccola taglia è però doveroso e il primo aspetto da cui mi sento di iniziare è quello estetico. Se si può essere detrattori della casa Koreana su pubblicità sovente ingannevole di certo non si può rimproverarle né mancanza di innovazione continua, né scarso design.

Così come la sua ex sorella maggiore IEQ45 (ora non più in produzione), la IEQ30 è bella da ogni angolazione e non sfigura, pur nella sua modernità, neppure a sostegno di un tubo vintage di classe. 

Di assi da giocare ne ha molti: è leggera, accettabilmente precisa, possiede una ergonomia quasi del tutto indovinata, ha routine di puntamento e correzione avanzate. Per contro sconta quello che ritengo il peggior difetto di tutte le montature di fascia medio bassa, ossia promettere portate fantascientifiche che si rivelano ben lungi dal solo avvicinarsi alla realtà.

Completa di treppiedi con gambe da 1,5” di diametro, la Koreana pesa meno di 7 kg e pubblicizza un carico utile doppio. Come già avviene per la IEQ45, per la CEM 25 e 60, per le varie Celestron e SW competitor, la verità è però altra. I valori dichiarati vanno dimezzati se si vuole una solidità adeguata e alcune routine software richiedono capacità e perizia per essere correttamente impiegate.

Quando si hanno queste accortezze e si usa la IEQ30 con i tubi ottici a lei adeguati, allora la montatura risponde in modo sincero e risulta affidabile e ottima compagna.

I due chilogrammi più accessori del TS-50 risultano ovviamente tollerati senza alcun affanno e la Ioptron dimostra di essere a suo agio anche con il TS-65, il Vixen 80/910, e il Meade 102ED EMC a f9 quale limite superiore.

Chiunque voglia gestire tubi più grandi lo fa a scapito di precisione, una impennata di vibrazioni esponenziale, e una riduzione delle prestazioni generali.

CIELO PROFONDO 

Non ho potuto resistere alla tentazione di una notte in montagna sotto un bel cielo in compagnia del più improbabile degli strumenti per l’osservazione del cielo profondo.

Chiunque dica che è sconveniente l’utilizzo di un 50 millimetri per cercare galassie ha assolutamente ragione, ma alcune pulsioni non possono essere razionalizzate e vanno assecondate.

Così, anche in occasione del test deep sky del Kenko 63/800, ho impiegato parte del mio tempo a bighellonare per ammassi e nebulose con il piccolo TS-50 pensando a ciò che era un tempo l’astronomia amatoriale e godendo di quanto si possa fare anche senza i canonici otto pollici oggi considerati il diametro di ingresso al cielo degli oggetti extra planetari.

Non vi è alcuna velleità di dimostrare l’indimostrabile, né di perorare cause non sostenibili se non con l’occhio dell’amatore, ma semplicemente il divertimento della estemporaneità e della semplice accettazione di ciò che è.

Sotto un cielo di ottimo livello anche un 50 millimetri può offrire spunti interessanti.

Dai 1800 metri delle Drole, in alta Val D’Ayas e nell’agosto del 2019, ho potuto ammirare una serie di ammassi stellari che mi hanno divertito. Pur nei limiti di una raccolta di luce da “cercatore di lusso o poco più”, il TS-50 è stato in grado di mostrare con soddisfacente dettaglio tutti gli oggetti stellari Messier catalogati come “ammassi apertI” senza fare troppo rimpiangere aperture superiori.

I tre grandi ammassi nell’Auriga, alcuni NGC nel Cigno, il sempre bello M11, ma anche M34 nel Perseo, M52 in Cassiopea (seppur debole) e anche alcuni dei più grandi globulari del nostro emisfero: cito ovviamente M13 in ercole ma anche M22 nel Sagittario, i più settentrionali M12 e M2, M15 e per incredibile che sia anche alcune grandi nebulose diffuse come M16 e M17 si sono mostrati con le loro caratteristiche principali.

Se agli ammassi aperti manca un poco “luce” per esaltare i colori delle componenti stellari, che appaiono ovviamente più tenui di quanto non farebbero in un 10 o 15 cm., e ai globulari manchi potere risolutore per sgranarli completamente, tutti hanno dimostrato di essere alla portata di una osservazione turistica e piacevole.

Non si può certo chiedere miracoli ai pochi centimetri di lente disponibili ma l’osservazione non resta asciutta o inutile. Bisogna saperne accettare i limiti, apprezzare quello che si vede, e orientarsi a oggetti che possano offrire soddisfazione comunque.

CONCLUSIONI

Facendo due conti sul set-up preparato ci si rende conto di quanto costi fare astronomia amatoriale con strumentazione di qualità, indipendentemente da quello che si vuole ottenere.

Se pesassimo l’economia delle scelte fatte in questo articolo e sommassimo il costo di una montatura come quella proposta, di un “OTA” TS-50, di un parco oculari minimo ma adeguato (un set da 3/4 pezzi di MC ORTHO Takahashi dell’epoca), e qualche amenità come un paio di filtri colorati tenui per le osservazioni planetarie, ci accorgeremmo di aver passato con grande slancio i duemila euro. Una cifra sicuramente importante per vagabondare tra le plaghe del cielo con 5 cm.

Se però ci soffermiamo a valutare lo strumento in sé, quindi il nostro TS-50/700, anche in relazione al suo valore realistico di 500/600 euro possiamo probabilmente essere più indulgenti e ammettere che il fascino e le caratteristiche del rifrattore valgono la spesa.

Questo non significa ovviamente che lo strumento sia superiore ad altri di pari costo e diametro più che doppio, del resto la fisica non è una opinione, ma che riesca a sfruttare al meglio il diametro di cui dispone è un dato di fatto.

Se poi ne si valuta la rarità e la qualità costruttiva diventa facile comprendere come mai i suoi piccoli 5 cm. siano tanto ricercati.

In conclusione si può senza timore di smentita indicarlo come “lo strumento che va comprato se si è amanti della casa giapponese, se si dispone di altri 3/4 telescopi, e se si vuole un rifrattore esclusivo per osservare senza la necessità di scovare galassie”.

E comunque sia e indipendentemente da ogni considerazione ponderata, amo visceralmente questo piccolo Takahashi tanto da sentirne la mancanza ogni qualvolta non lo uso.

Ci potete contattare a:

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